1.28.2008

 

Avendo memoria

L’evolversi delle cose italiane, degli ultimi giorni, sembrano quasi un test kafkiano studiato per determinare il grado di stupidità raggiunto dal popolo.

Ieri era il giorno della memoria, il giorno che dedichiamo a ricordare il genocidio degli ebrei, la bruttura del nazifascismo. È il giorno utile, ci dicono, per far sì che cose così non accadano più, e abbiamo bisogno di crederci, dal momento che siamo le generazioni senza nemmeno memoria recente. Per tutto il giorno siamo stati bombardati da quelle immagini in bianco e nero, sempre le stesse, per le quali ogni volta e anno dopo anno, riesco a provare sempre lo stesso dolore, soprattutto constatando che non ci hanno insegnato nulla. Soltanto negli ultimi anni, noi italiani siamo stati complici dello sterminio del popolo iracheno, abbiamo partecipato alla devastazione dell’Iraq e dell’Afghanistan, assistiamo in complice silenzio allo sterminio nel Darfur, accettiamo passivamente le prigioni volanti della CIA (anzi, l’Italia di berlusconi vantava la collaborazione con l’alleato, mentre Prodi ha secretato il caso di Abu Omar). Sappiamo di Guantanamo, del suo filo spinato, delle torrette, delle torture; non sappiamo quanti morti vi siano stati, ma essendo quasi certi che essi non siano stati prima gassati e poi bruciati, riusciamo a credere che i campi di concentramento nazisti non torneranno mai più.

Siamo ormai un popolo senza memoria, che in soli tre giorni ha cancellato gli ultimi venti mesi, anzi, in certi casi sembra che si sia riusciti a cancellare in un momento persino gli ultimi giorni.

Prendiamo il caso del favoreggiatore cuffaro, che esulta per essere stato condannato a cinque semplici anni di galera, festeggia coi cannoli e poi, dimettendosi dalla carica che ricopriva dichiara testualmente: “Fin dal momento della lettura della sentenza, ho sentito questo grande peso dentro…” portandosi la mano al petto come ha imparato a fare nella chiesa del mea culpa.

Ora, un italiano normodotato potrebbe essere portato a pensare che cuffaro sia non solo disonesto, ma anche un impunito mentitore, ma come si può restare fermi nella certezza quando il presidente dell’UDC dichiara che lo stesso favoreggiatore, mentitore incallito, condannato a 5 anni di galera, sarà il capolista al senato per quel partito che sarà di governo?

Se il popolo italiano avesse memoria, veltroni non avrebbe paura di non riuscire ad andare al governo, perché in un popolo memore, berlusconi sarebbe già stato costretto a riparare in esilio ad Antigua, come il suo amico fece ad Hammamet. Invece con tutta tranquillità ci dice che la legge calderoli è una buona legge elettorale, e soprattutto ha ben chiara la prima cosa da fare, quando (e non dice mai se) tornerà al governo: impedire che vengano usate le intercettazioni telefoniche come metodo di indagine, a meno che non si tratti di indagini per mafia.

Se avessimo assunto abbastanza fosforo non avremmo dubbi sul fatto che, anche questo intento berlusconiano rientri nell’interesse privato, e che quindi manchi della sua parte fondamentale: i politici non potranno mai e in nessun caso essere intercettati. Perché al telefono con dell’utri, ci parla lui, e 9 anni di galera per appoggio esterno ad associazione mafiosa, è la sentenza che ha condannato dell’utri, ancora senatore della Repubblica Italiana.

È però intellettualmente onesto ricordare che gli ultimi 20 mesi, sono stati cancellati per via della precedente amnesia che colpì il governo del centrosinistra, a soli 20 giorni dal suo insediamento.

E purtroppo, io mi ricordo.

Rita Pani (APOLIDE)


1.24.2008

 

Dov'eravate?

È stato piuttosto inquietante, assistere al dibattito sulla fiducia, svoltosi ieri in Parlamento. Inquietante e triste, per le parole ricche di buon senso, di Giordano e Diliberto, arrivate con un ritardo imbarazzante, e come un pugno sullo stomaco.

Sentire dalla loro voce quelle che da sempre sono le nostre rivendicazioni, lascia spaesati.

L’urgenza di una legge sul conflitto d’interessi, l’urgenza dell’approvazione della legge Gentiloni, la necessità di correggere le aberrazioni imposte dal precedente governo di malaffare, tornano ad essere priorità oggi, nel giorno in cui tutti si chiedono che ne sarà della loro sedia. Da qui, la tristezza profonda.

Non so se i due deputati abbiano mai fatto queste rivendicazioni all’interno delle ricche mura di palazzo, quello che so è che anche se fosse, noi non ce ne siamo accorti.

Abbiamo assistito, spesso attoniti, ai ricatti martelliani, che già senza pudore, ci aveva fatto capire quale impronta democristiana, avrebbe dato a questo governo, approvando l’indulto libera tutti (loro), a meno di un mese dal suo insediamento alla carica di ministro degli ispettori.

Dov’erano Giordano e Di liberto, quando la chiesa mandava avanti il suo pupazzo mastella, a impedire l’approvazione della legge – civile – sulle unioni – civili – di cittadini liberi e civili?

Dov’erano Giordano e Di liberto, quando confindustria impediva di fatto che venisse rivista la legge 30, impedendo che la piratesca classe imprenditoriale continuasse con la mercificazione della vita umana, che ci ha reso schiavi, con la vita precaria?

Dov’erano ancora, quando il ministro dell’indulto e degli ispettori, uccideva il giudice De Magistris, reo d’aver intaccato l’affare più prezioso dei mastelliani, ovvero l’allegra gestione dell’agenzia del lavoro calabrese, piccolo grande regno della peggiore clientela e dell’ingiustizia sociale?

Dove siamo noi cittadini, rispetto all’operato di questo esercito di affaristi e malviventi, che hanno il potere di migliorare le loro vite, succhiando via la nostra?

Tanta, tanta tristezza nell’ascoltare la lucidità delle parole di due deputati che sembravano aver ricordato, dopo venti mesi di amnesia, d’essere ancora di sinistra.

Che ne sarà di Prodi, francamente non mi importa; che ne sarà di noi non me lo chiedo più. Potrei scoprire che finirò ancor peggio di come sto. Non cedo alla tentazione di scrivervi come finirà oggi, anche se un’idea me la sono fatta, e dubito che si vada a “elezioni subito”, perché non è vero che conviene a tutti; soprattutto rischiare magari, solo di diventare cittadini semplici e perseguibili.

Ci sarebbero anche un paio di domande da rivolgere a Veltroni, per esempio una: “Quanto ti ha dato berlusconi? O cosa ti ha promesso?”

Ma sarebbe sconveniente.

Rita Pani (APOLIDE)


1.22.2008

 

Cittadino semplice, e cittadino aggravato.


Ci vuole una pattumiera da un milione di tonnellate, dice Gianni de gennaro; io penso che basterebbe anche un cassonetto un po’ più piccolo per contenere tutta la spazzatura d’Italia. Tolto mastella, che mi sembra il più grasso, gli altri rifiuti non è che siano così ingombranti. Per berlusconi basterebbe il secchione che ho nell’orto…piegato bene ci starebbe tutto e farebbe dell’ottimo compost.

Sono colpevole, confesso; mi sto divertendo. Probabilmente perché non ho capitali in banca, perché non possiedo una casa, perché non ho reddito, e anche perché non ho diritti. Tutti i giorni, mastella appare in televisione, una qualunque, ribadendo il fatto di essere là come cittadino semplice, paladino della stragrande maggioranza dei cittadini, che a suo avviso sono in pericolo. È davvero esilarante. Credo che sia la prima volta nella storia, che un governo cade perché non è stato solidale ad una famiglia. Nemmeno andreotti e salvo lima osarono tanto, e Dio solo sa se anche loro avevano una famiglia da proteggere.

La giornata di ieri è stata la più assurda e pazzesca della storia del crimine, dai tempi degli americani e il bandito Giuliano. Viviamo in uno stato a conduzione familiare, marito e moglie colleghi di scranno, marito sottosegretario e moglie consulente, figlio in ente di stato, cugino portaborse, figlio del custode della villa, fatto usciere dell’INPS. L’autista è il figlio della cameriera, il geometra firma da ingegnere, l’ingegnere è a capo della ASL, il prete fa affari con la camorra, il vescovo è suocero dell’amante del deputato, lo spacciatore è la guardia del corpo del senatore, che a sua volta è collaboratore semplice di provenzano che è un cittadino aggravato, ma uguale al cittadino semplice che è mastella, che siamo noi, che siete voi.

Elezioni subito, dicono. E con la stessa legge. Quindi elezioni aggravate, oserei dire. Tutti, sempre loro, annunciano già che si presenteranno alle elezioni da soli o in compagnia. Presentarsi in compagnia, mi chiedo, potrebbe far ravvisare il reato di “associazione a delinquere?”. Non lo sapremo mai, perché ormai è chiaro che qualunque schieramento delegherete a malversare per voi, avrà come scopo primario, quello di annullare l’ordinamento giudiziario dello stato. Gli unici reati che resteranno saranno quelli riservati a noi, cittadini aggravati dalla fame e dalla carestia.

Ieri ho ricevuto una mail, da un lettore, il quale accoratamente mi chiedeva di smettere di divulgare la mia intenzione di NON voto, perché, riporto testualmente: “è da irresponsabili consegnare di nuovo il paese alle destre.” Comprendo, ma non condivido. È stato irresponsabile consegnare il paese alla peggiore democrazia cristiana, che l’Italia abbia avuto dal dopoguerra ad oggi. Siamo in presenza del peggior mostro che essa abbia mai creato dai tempi di kossiga, fanfani e andreotti, che sebbene siano rimasti sempre impuniti, almeno avevano ancora il buon gusto della riservatezza. Nessuno di loro avrebbe mai osato insultare un intero popolo, affacciandosi in TV a rivendicare la loro impunità, nessuno di loro avrebbe mai osato palesare l’idiozia di un popolo, che è comunque capace di tollerare e favorire (con molte aggravanti) quell’odioso sistema noto come berlusconismo.

Prodi ora dichiara: “penso di farcela anche stavolta…”

Va bene, ma, a fare che?

Rita Pani (APOLIDE)


1.21.2008

 

Ma davvero?

Sarò strana, ma non comprendo. “Oggi il presidio permanente del gazebo per sandra, è stato denominato il gazebo del caffè. Sono arrivate 300 cialde, e le stufe. Ci saranno incontri e dibattiti. L’ex ministro mastella, intanto, è in riunione presso la casa del cognato, per fare il punto della situazione.”

La sintesi della notizia, è pressoché fedele al modo in cui è stata riportata, senza enfasi, senza sdegno, semmai con la naturalezza con cui ci si racconta un fatto di straordinaria quotidianità.

Dicono che le persone che si recano a prendere il caffè, o a solidarizzare con sandra - ormai non fa differenza - siano in aumento. E io mi chiedo: “Ma davvero?”

Potrei comprendere se fossero pagate, potrei comprendere se fossero parenti. Quello che non comprendo, è perché delle persone “normali” possano issare una tenda fuori dalla casa di una famiglia inquisita, come un tempo si faceva fuori dalle fabbriche che minacciavano licenziamenti.

Non è un dubbio leggero da sopportare, ma peggio mi sento quando da più parti (anche le nostre) leggo dell’esigenza di tornare alle urne, perché in Italia è ora di cambiare.

E me lo chiedo ancora: “Ma davvero?”

Vi ricordate lo slogan del PRC durante l’ultima campagna elettorale: “Vuoi vedere che questa volta l’Italia cambia davvero?” Io ho ancora installato su questo computer lo screen saver che qualcuno (qualche malato di mente) mi inviò all’epoca, ed ogni volta che si attiva, con quella scritta: mancano 00 giorni al 9 Aprile, mi scappa un sorriso, che in giornate di follia come queste, spesso si tramuta in una grossa risata.

Penso che andare a votare in queste condizioni sia come mangiare i peperoni durante una crisi di vomito. Sì ci sono alcuni elementi di novità che non posso sottovalutare, per esempio il trasformismo di veltroni, che a volte sembra il nuovo bomber acquistato da berlusconi, o il fatto che quasi certamente mastella, sarà alleato del centro destra.

Come possiamo pretendere, di far cambiare un paese in cui si erigono i gazebo di solidarietà, con una famiglia indagata, che fottendosene allegramente della giustizia e della legalità, è ancora in grado di ricattare sia il governo nazionale, che quello regionale?

E se avvallassimo la candidatura delle stesse persone che negli ultimi 7 anni hanno così disastrosamente minato il paese, quanto ci renderemmo complici e responsabili?

Se non parteciperemo in massa, all’azzeramento di questa classe politica criminale, temo che finiremo col perdere persino il diritto alla dignità.

Rita Pani (APOLIDE vado a farmi un caffè)


1.20.2008

 

Ritorno allo Zoo

Sì, sì… Il papa day. Non sarà un comizio, non è politica. È un modo per dare solidarietà al papa, dopo i fatti della Sapienza. Molto attesi i rappresentanti del PD.

Poi verrà il mastella day… sempre un momento di preghiera rivolta alla famiglia di Ceppaloni, in solidarietà.

Se avete altre cazzate da segnalare, non esitate.

Per fortuna, partirà la nuova edizione del grande fratello. Per essere nuova, come ogni anno, dovrà avere quel tanto di novità che basta a far restare gli idioti attaccati allo schermo, quanto i bambini allo zoo dell’orsetto Knut. Quindi c’è stato il negro, il rapito, il brutto, lo scorreggione, l’omosessuale semplice, ed ora… taaadaaa…l’omosessuale aggravato. Il transessuale.

Per l’anno prossimo, gli autori stanno già pensando all’esposizione di un mostro a due teste, reperito direttamente dal Cottolengo di Torino.

Come riportano i giornali – che evidentemente non hanno di meglio da scrivere – niente casa quest’anno, ma una bolla di vetro, si spera con ancoraggio precario.

Quali siano le doti artistiche dei partecipanti di questa edizione, non è dato sapersi. Quasi tutto è rimasto un segreto inaccessibile. Quel che è certo è che anche quest’anno, la nobile dinastia “Del grande fratello” si arricchirà di un nuovo nobile membro. Saprà fare meglio degli altri? Che ne so? Saprà battere quello che parla coi rutti, strabiliando il pubblico mentre parla con le scorregge?

Quasi quasi mi spiace d’essere così grettamente legata al rispetto che ho di me, che mi impedirà di guardarne anche solo un minuto. Ma tanto già so, che ci penseranno i giornalisti, a tenermi informata. Se si tratta di informazioni basilari per il nostro vivere, non sono mai tirchi di informazioni.

Però! Pensate che bello! Da lunedì, i vostri colleghi, gli avventori del bar, la gente accalcata nei metrò, sugli autobus, sul binario della stazione ad attendere il treno che arriva con un paio d’ore di ritardo, non vi stresserà più con le solite litanie del “piove governo ladro”, o del “tanto so’ tutti uguali”; nessuno più a domandarsi che fine abbiano fatto i sindacati, visto che ormai anche i metalmeccanici scioperano – giustamente – indipendentemente da loro. Basta con le lacrimose rimostranze sulla povertà che avanza… Tutti uniti a discutere del pene di Knut.

Rita Pani (APOLIDE)


1.19.2008

 

Emergenza democratica

Diremo ancora che l’Italia non è un paese normale, poi che è impensabile continuare a vivere in questo stato di cose, poi ci ribelleremo ancora. Ma solo a parole, perché quando spiegheremo perché è impossibile andare a votare, salterà in piedi “il puro” a ricordarci il fondamento della democrazia, che ci consegna quell’unica strada di rivalsa e redenzione: LE URNE.

Le urne un par di palle. Così come la democrazia.

Faremo di peggio; come chi va brandendo la Bibbia, noi andremo brandendo il tomo “La casta”, come a dire che sappiamo, che ne siamo consci… ma?

Oggi mi chiedo se sia ancora il caso di dire cose già dette, di continuare a ripetere, come un disco rotto, sempre le stesse cose, finendo con l’avere il dubbio, di essere anormale in un mondo normale.

Ieri è stata la giornata dell’affondo alla democrazia, eppure sembriamo essere ormai diventati come gli struzzi, capaci di ingoiare e digerire pure le pietre.

A Ceppaloni, il figlio di mastella annuncia una fiaccolata in solidarietà della madre … mia madre è agli arresti domiciliari, vi rendete conto?Mio padre non è un boss. Ovunque in politica si fanno i favori agli amici, la raccomandazione è una prassi in politica, che male c’è.

In Sicilia, totò cuffaro, appresa la sua condanna a 5 anni di carcere per favoreggiamento…mi sento sollevato da questa sentenza che mi da ragione. Non sono mai stato colluso con a mafia, e domani mattina alle otto, tornerò dietro la mia scrivania, perché la Sicilia e i siciliani hanno bisogno di me. Voglio ringraziare le migliaia di cittadini che mi hanno dato la loro solidarietà e la loro vicinanza.

A Napoli, l’ennesimo rinvio a giudizio di berlusconi, il cui portavoce… I soliti giudici che ancora una volta tentano di colpire il presidente. E peggio il pluri… Se gli italiani mi daranno una maggioranza sufficiente, per prima cosa provvederò a rimettere ordine nella magistratura.

A Roma, il presidente mancino, che il giorno prima in una lettera esprimeva solidarietà a mastella… Condanna il giudice che osò lavorare.

Non ho molto altro da aggiungere, se non che, nel caso fosse sfuggito, non si tratta più di emergenza democratica – pericolo spesso annunciato ad minchiam da berlusconi – ma siamo in presenza di continui attentati alla democrazia, che ormai, grazie anche alla mistificazione dei mass media, che per esempio evidenziano la “semplicità” del favoreggiamento ai singoli mafiosi, di totò cuffaro, quasi a renderlo un furto di polli, noi non riusciamo più a distinguere.

Peggio, non si è in grado di percepire più, la gravità dei fatti.

A che serve parlare?

Rita Pani (APOLIDE DISGUSTATA)


1.18.2008

 

La routine.

“Se dovessero condannarmi per favoreggiamento aggravato ad associazione mafiosa, mi dimetterò, se invece la condanna fosse per favoreggiamento semplice, non mi dimetterò.” Questo in sintesi il pensiero di totò cuffaro, governatore della Regione Sicilia. Con i più sentiti auguri, a tutti i siciliani per bene.

Strano? No. Routine italiana. Non è il primo, e temo non sarà l’ultimo. Da salvo lima a giulio andreotti, mafioso, ma solo fino al 1981, per arrivare ai giorni nostri, a marcello dell’utri, su cui indiscutibilmente grava una condanna a 9 anni. Bazzecole.

Dalle immagini dall’alto, mastella che arriva a Benevento, pareva Mosè intento a dividere le acque. Spostava muri di folla acclamante, e si faceva largo, tra applausi e mani tese. La gente con le lenzuola dipinte… “Libera sandra, liberi tutti.” Non me ne vogliano le mie amiche e i miei amici campani, ma è chiaro che è quella gente a far crescere i cumuli di immondizia, a far sì che il malaffare, la mala amministrazione, la mala vita sia routine.

Ed oggi tocca al Molise. È ormai routine anche l’inquisizione dei governi locali. E tutto resta uguale; liberi tutti.

Sei morti carbonizzati alla Tyssenkrupp di Torino, sdegno e mille parole, milioni di promesse. Si muore a 70 anni nei cantieri, a 74 nelle cave, si muore folgorati. È routine morire di lavoro, ed ogni mattina la conta, come nei peggiori giorni di guerra. Altri due morti a Marghera proprio oggi, ed è solo mattina.

E torno ai rifiuti. Qualche giorno fa, l’inceneritore di Terni è stato sigillato. 9 persone sono state arrestate, compreso il direttore dell’inceneritore. Il sano camino che nessuno deve temere, perché a prova d’inquinamento, sbuffava nuvole bianche di diossina, inquinando l’aria e le acque del Nera.

Tutto avveniva in un imbarazzante italico silenzio, rotto solo da quattro righe sui siti dei giornali on-line, che sparivano dopo qualche ora per dar spazio alle rughe di Michael Duglas, o alle uova di Pasqua a base tronca inventate da un designer che vantava la genialità dell’idea. Perché? Perché ora che l’idea romantica del termovalorizzatore deve essere digerita dall’Italia intera, non si può certo raccontare la routine. Questa prevede infatti che le direttive che regolamentano l’incenerimento dei rifiuti, siano quasi sempre disattese. È vero che un impianto a norma è assai meno inquinante di altri sistemi di stoccaggio e smaltimento, ma è assolutamente vero, che le norme, in Italia, sono solo parole scritte sulle Gazzette Ufficiali, ad uso e consumo degli allocchi. La norma, nella routine italiana, è sempre il suo esatto contrario, come a Terni, dove con leggerezza e noncuranza, venivano inceneriti anche i rifiuti ospedalieri radioattivi.

Rita Pani (APOLIDE)


1.17.2008

 

San Clemente Martire.

Non ancora ben compreso, come mi ha lasciato la visione della conferenza stampa di mastella.

Stati d’animo contrastanti - televisore ad alto rischio di distruzione - e davvero non so cosa fosse quella farsa, e molte volte mi sono chiesta da chi venissero quegli applausi.

Quel che è chiaro, è che se fosse stato credibile, e creduto dai cittadini italiani a cui si rivolgeva – spasmodicamente tutti – oggi mastella sarebbe stato incoronato re, per acclamazione popolare, salendo al trono col nome di Clemente I, e consegnato ai posteri e alla storia, col nomignolo “Il benefattore”.

Racconta del suo sacrificio – le dimissioni dal suo dicastero – fatto al solo scopo di salvare tutti noi, cittadini italiani uguali a lui, dalla giustizia ingiusta.

L’arresto della moglie – dice – l’ha portato a comprendere meglio, come chiunque di noi, rischi di essere ingiustamente imprigionato con la ridicola accusa di concussione. (Di grazia, chi mai potrei concussare?)

Narra del suo impegno per la moralizzazione del paese – e qui il televisore ha rischiato davvero grosso – ma quale morale?

Forse quel suo triste intervento ad Anno Zero, quando quasi rifiutò di ammettere l’esistenza dell’omosessualità, facendosi latore del verbo clericale, che in ottica progressista non disdegnerebbe il rogo, per gli impuri? O sarà morale l’organizzazione della festa di paese, per il suo trentennale impegno politico, nel feudo di Ceppaloni? Probabilmente è morale la persecuzione del giudice De Magistris, o è morale il sistema di clientela che è riuscito a radicare nel suo prezioso territorio?

No, è morale, sicuramente, la logica ricattatoria usata contro il governo di cui ha fatto parte sino a oggi.

Certo, San Clemente, il ricatto lo chiamava compromesso, ma lui è, per sua stessa ammissione, un uomo semplice.

Che spettacolo ignobile – e non dite che avrei anche potuto risparmiarmelo – certe visioni aiutano a ricordare ciò che è da combattere.

Questa politica, ormai, sta finendo di scardinare l’ordinamento dello stato, e noi assistiamo impotenti, perché l’unica eredità avuta da Tangentopoli, non è stato un virtuosismo politico, ma la capacità di restare ancor di più impuniti, sconvolgendo l’ordinamento giudiziario.

L’impunità è diventata norma, quando si accettò che le leggi del parlamento italiano, fossero scritte dagli avvocati degli inquisiti. La caccia ai giudici iniziata dal berlusconismo, mai contrastata veramente, è ora comodo strumento per chiunque.

È scandalosa l’aggressione subita dalla magistratura da parte di un individuo che fino a ieri ne era il più alto tutore. Aberrante.

Scandaloso è ancor di più, che una farsa retorica come la conferenza stampa del ministro protomartire, possa essere assunta come normale.

Rita Pani (APOLIDE)


1.16.2008

 

Ai domiciliari

Basta con questi giudici comunisti. Non se ne può più del loro fare persecutorio.

No, in effetti non c’è nulla da ridere. Qualche tempo fa, la signora dini, ha avuto la sua condanna definitiva, oggi la moglie del ministro della giustizia, è stata sottoposta agli arresti domiciliari, per tentata concussione.

Vorrei ricordarvi che, nel nostro paese, ancora, non ci si può arruolare nell’Arma dei Carabinieri, se un cugino dell’arruolando ha pisciato per strada, ma puoi essere un senatore anche se sei stato condannato a 9 anni di reclusione per associazione mafiosa.

In Italia, ci sono persone che non possono votare perché negli anni 70, erano giovani che volevano salvare il mondo – forse in modo discutibile – ma che comunque hanno pagato il loro debito con la giustizia, tutto e per intero.

Però è il paese in cui, il ministro della giustizia, sfiorato da un indagine, fa inquisire e perseguire il giudice che indagava.

Si dimetterà mastella? Manderà gli ispettori a Santa Maria Capua Vetere? La seconda che ho detto, perché in Italia, avere la faccia come il culo, è punto di merito e di onore.

Di berlusconi nemmeno parlo, tanto lo sappiamo tutti. E della Forleo, neanche; lei provò ad indagare in modo bipartisan, e in modo bipartisan gliela fecero pagare.

La notizia dell’arresto della moglie di mastella, il ministro della giustizia, è fresca; sono poche le voci che già si sono alzate, e tutte solidali. UDEUR e FI (ma questo sì, è scontato, anzi, sono certa che i coniugi mastella riceveranno una tessera honoris causa).

Spero vivamente che tutti gli altri tacciano, o che qualcuno sussurri all’orecchio di mastella, che dimettersi gli darebbe una parvenza dignitosa.

Ultimora: Sembra che si dimetta… (sembra eh!)

Se le buste della spazzatura napoletana hanno fatto ridere mezzo mondo, sono certa che quest’ultima vicenda, allargherà notevolmente quei sorrisi.

Rita Pani (APOLIDE)


 

Una storia di callcenter

Ricevo e volentieri giro al blog

Vi mando a versione riassunta della questione sindacale con quale ci siamo

visti confrontati al lavoro del callcenter Vas Europe.La fine dell'anno ha

portato a me e alle mie colleghe di lavoro una brutta fine, sfortunatamente

....un altra storia di un callcenter...Vi racconto la storia

in poche parole:lavoro da quasi un anno nel call center. Si chiama VAS

Europe e opera nel settore alberghiero come centro di prenotazione mondiale.

Nella primavera ha acquistato "Utell by Pegasus", un centro italiano e ci

siamo trasferiti tutti a Via De Amicis, la sede dell' Utell...là la

rappresentante della VAS si è messa ad organizzare e sistemare un paio di

cose. C'è da dire che all'Utell tutte le dipendenti avevano un contratto di tempo determinato; anche all'Utell il lavoro è diminuito durante gli anni: gli italiani (agenzie e privati) cominciano ad

usare internet per prenotare alberghi (come è successo prima

altrove)...detto fra noi: un'errore è stato di tenere tutti quanti in

ufficio, nonostante il calo del lavoro...però....

Prova ad immaginarti la situazione: l'Utell è stata acquistata da una

multinazionale americana; arriva una tipa che fa la responsabile, che tiene

i contatti con la casa madre, che chiama i dipendenti in riunione per dire:

"andiamo male, ci sono troppo poche chiamate, ma la casa madre copre il

deficit ancora per quest'anno.." 2-3 settimane dopo, cioè il venerdì scorso:

14 dicembre 2007, la responsabile della VAS chiama, una alla volta, tre

dipendenti per dare la lettera di licenziamento, senza preavviso (giusta

causa: "la mancanza di lavoro"); ...è successo così venerdì pomeriggio verso

le 14.00...la selezione delle tre persone non c'è stata; almeno due sono fra

le più brave di tutti: la XXX che ha creato il callcenter dodici anni fa,

la XXXX.. arrivata una decina di anni fa, sempre disponibile nonostante

madre di famiglia... mi è piaciuto il fatto che tutti -una ventina di

dipendenti- si sono fermati, anche quelli con il contratto a tempo

determinato, nonostante il ricatto che ha fatto la responsabile della VAS

direttamente a loro chiamandoli per dirli: rischiate tanto con il

vostro contratto a tempo determinato (succede anche questo!!). Si

trattava appunto di uno sciopero ad oltranza, che è stato interrotto per il

capodanno e che probabilmente sarà ripreso quando riprenderanno

anche le chiamate....

Così sono cominciate le mie ferie di tre settimane (17 dicembre-7 gennaio)

che mi aveva annunciato all'improvviso la VAS qualche settimana fa...si

potrebbe desiderare un'altro inizio...cancellato qualche viaggio più

lontano...e poi mi ha fatto sapere, la tipa della VAS, che in realtà sono

considerato "in sciopero"...

Come detto, lo sciopero alla VAS è stato rimandato di qualche giorno,

secondo me è stata una mossa vincente. Quando le chiamate riprenderanno

invece... Nessuna vuole mollare perché teniamo al ritorno delle tre brave

colleghe [come ho detto prima: un errore è stato di tenere tutti quanti in

ufficio, nonostante il calo del lavoro...però....che si mandino via quelli che

non producono invece delle brave colleghe], esigiamo un altro comportamento

dall'azienda, una spiegazione, un confronto aperto o sarà lotta

dura, fino alla fine di tutti: o si cambia essenzialmente la

politica aziendale o facciamo sfondare questo callcenter... Sapendo che un

gruppo di almeno 20 validissime persone, come alla Vas Europe non si

troverà più, neanche l'expertise, la conoscenza, l'esperienza ....

Assomiglia molto alla prepotenza con quale gli americani gestiscono il

mondo, facendo terra bruciata.


1.15.2008

 

La sapienza del papa.

L’Università ha perso davvero una grande occasione, oggi. Il papa ha declinato l’invito, e non si recherà alla sapienza. E mò, quando ci ricapita di poterlo accogliere con i Santi Pietrini?

Scherzi (scherzi?) a parte è un rincorrersi di dolore e lamento, da quasi tutte le forze politiche. Una valanga di ipocrisia, da restare davvero allibiti.

L’hanno cacciato dentro le mura, dove dovrebbe stare, in ginocchio, a risolvere i suoi guai. Perché è così che fanno loro, al Vaticano. Prova ne sia, la dura presa di posizione contro i preti pedofili: una giornata di digiuno e preghiera, per salvare l’anima dei preti. Il culo ai bambini non l’ha salvato nessuno, ma che ci vogliamo fare. La giustizia, non è terrena.

Lo so, c’entra poco, ma che ci volete fare? È un accumulo di irrisolti che probabilmente mi porto appresso da troppo tempo, verso quest’uomo che nessuno ha mai fatto santo, ma che è stato comunque un nazista.

A me porta poco che abbia avuto il coraggio di dire che il processo a Galilei fu giusto, quello che importa è, che mentalmente è rimasto all’epoca di Galilei.

Forgia una chiesa sempre più impietosa, sempre più distante dall’uomo, limita la possibilità delle scienze con i suoi diktat… Ma che avrebbe mai avuto da insegnare ai giovani studenti? Che è proibito studiare un embrione, ma è lecito mangiare bistecche di animali clonati?

A proposito, perché clonare un maiale, quando “grazie a Dio” loro si accoppiano al solo scopo di accoppiarsi e quindi procreare?

Che avrebbe avuto da dire ai giovani studenti? “Non fatevi le seghe che diventate ciechi?”

Ma i dubbi più severi li ho verso i politici che un tempo erano comunisti, ed oggi si sono trasformati tra democratici e arcobaleni…

“La minaccia contro il Papa è un evento drammatico, culturalmente e civilmente” … Queste sono parole del PD.

Minacce?

Viva la tanto libertà acclamata dalla destra, nella persona di maurizio gasparri, che a nome della libertà e della democrazia, rivolto agli uomini di cultura che con coraggio si sono opposti a questa indebita invasione, ha detto: “i 67 professori andrebbero denunciati”.

E per quale reato? Detenzione illegale di intelligenza?

Rita Pani (APOLIDE)


1.14.2008

 

Son tutte vergini

Oh! Sentite! S’ode a sinistra lo sdegno e lo sgomento, per l’ennesimo ricatto di berlusconi.

Tutti sconvolti, rimasti a bocca aperta, come fossero una congrega di vergini, innanzi a un uomo nudo (e per giunta ben dotato).

Solo D’Alema ha avuto il buon gusto di non fingere, di non averne mai visto uno.

Noi, che da tempo sappiamo, abbiamo sì lo stupore, perché ancora non riusciamo a comprendere come Veltroni possa discutere e trattare col più disonesto di tutti.

Noi sappiamo che berlusconi è uso alla logica mafiosa del ricatto, e quindi non possiamo certo fingere d’esserne rimasti sconvolti.

L’altro giorno scrivevo del mio disappunto, per quanto dichiarato da Veltroni: “Impensabile fare le riforme senza berlusconi.”

Oggi ribadisco: è impensabile discutere di qualunque cosa con berlusconi.

Personalmente continuo a sentirmi offesa, ogni volta che si accosta il nome sinistra a questo governo, ed oltraggiata quando dichiarano il PD, un partito di sinistra.

Se qualcosa fosse rimasto davvero, della nostra identità, nelle forze che oggi stanno al governo, e che solo in teoria dovrebbero rappresentarci, l’Italia sarebbe in cammino verso il recupero morale, più volte auspicato.

Io non so se la legge Gentiloni, sarà mai approvata, ma se proprio dovessi azzardare una previsione, direi di no.

Primo, perché a quest’ora il riordino delle televisioni, e la legge sul conflitto di interessi, dovrebbero già essere state archiviate.

Secondo, perché la mafiosità berlusconiana, ha tristemente fatto scuola nel sistema politico italiano.

Si è retto o no, a stento, questo governo, solo cedendo di volta in volta, ai ricatti dei vari dini o mastella?

E allora sarebbe il caso di non cedere alla tentazione di voler passare anche noi, per giovani donzelle illibate, e ricordare una volta di più, che il potere è in mano nostra “popolo sovrano”.

Il potere delle urne, per esempio; il potere di NON recarci alle urne.

Rita Pani (APOLIDE)


1.13.2008

 

Dietro i sacchi dell'immondizia

Giuro, che non ho alcuna intenzione di sconvolgervi, con quanto sto per scrivere, ma ritengo che sia un mio dovere farlo: “In Campania è emergenza rifiuti.” Lo sapevate?

Ne abbiamo le eco balle così piene che ormai, guardando le immagini alla TV, ci sembra di avvertirne persino la puzza. C’è di buono che durerà ancora per poco, come tutte le italiche emergenze; giusto il tempo di finire di lavorare all’ultima fregatura che ci stanno preparando, nascosti dietro i sacchi.

Rifondazione comunista, membro attivo di questo governo, si interroga sui poteri speciali affidati all’ex capo della pulizia de gennaro, ma per esempio, s’è guardata bene dal spiegare ai cittadini lavoratori, la decurtazione degli stipendi ricevuti questo mese, da attribuire al conguaglio IRPEF.

Roba che un pensionato che riceve 1080 euro (persona già fortunata di suo) ha percepito 810 euro. Ma c’è anche chi, a sorpresa, s’è visto fottere dallo stato, cifre che raggiungevano i 600 euro.

Che problema è di fronte all’emergenza rifiuti campana? Un problema da nulla visto che persino la BCE si congratula per i conti italiani.

Che mi sembrano tutti matti, l’ho vado dicendo da tanto, ma è bene ricordarlo. Ho seguito le vicende di Cagliari, ho solidarizzato con i compagni dell’IRS, ma quello che hanno fatto alla testa di mauro pili, è troppo poco. Anzi, i compagni dell’IRS avrebbero dovuto gettarlo a mare, in memoria dei vecchi tempi, di quando, servo di berlusconi, tentò di regalare al suo padrone, un altro pezzetto di Terra Nostra, affinché marina berlusconi potesse dare il via alle ruspe. E che dire del porto di Cagliari, dove sempre forza italia, avrebbe voluto ritoccare i fondali, ufficialmente per favorire l’attracco delle navi veloci, e ufficiosamente per far transitare i sottomarini nucleari della flotta americana? Ma la memoria è troppo corta, ormai, e io inizio a sospettare che anche la protesta non sia più cosa seria.

Che Soru era un incapace l’ho detto in tempi non sospetti; che il suo fine ultimo fosse quello di diventare l’antagonista di berlusconi, vestito da “imprenditore politico onesto” a contrastare “l’imprenditore politico disonesto”, era palese. Ma era altrettanto palese che: ad ognuno il suo mestiere. Ripetere ci porterebbe a noia.

Intanto, mentre continua l’emergenza campana, Veltroni continua la sua opera di avvicinamento all’accordo con berlusconi, scivolando di tanto in tanto, sulle perle che semina generoso: “L’imprenditore? È da considerarsi al pari del lavoratore…”

“Siamo troppo buoni e profumati per agire come ha fatto la destra. La riforma elettorale non si fa senza berlusconi…”

E dire che noi volevamo solo essere vendicati.

Rita Pani (APOLIDE)


1.09.2008

 

Tutto torna normale

Piano e con leggerezza, scopriamo che il periodo festivo è davvero finito; la vita ha oliato i suoi ingranaggi e ha ripreso i ritmi di sempre. Me ne accorgo perché costretta a ripararmi dalle minchiate, che piovono generose.

Un ex capo della polizia, inquisito per il massacro di Genova, si occuperà della spazzatura napoletana; giuliano ferrara, grasso come un cardinale, consiglia il papa. Da Antigua, berlusconi, si propone come il messia di Veltroni. È innegabile, la vita ha ripreso in pieno i suo ritmi normali, coinvolgendo come un fiume in piena, chiunque incontri lungo il suo cammino.
Livia Turco, per esempio, che forse vittima della sindrome cerchiobottista, trasforma il precedente “la 194 non si tocca” in un più consono “chiederò ad un comitato di esperti…”

Forse la Turco non sa quanto sia difficile abortire in Italia. Forse nessuno le ha raccontato di Luciana, che dopo una violenza sessuale, restò incinta e provò ad abortire, andandosi a perdere nei meandri burocratici tutti italiani, fatti di psicologi, assistenti sociali, certificazioni che non arrivavano mai, e due o tre medici obiettori, che le impedirono di fatto, di avvalersi di un suo diritto. Il timer suonò la fine dei tempi di legge, e lei dovette anche partorire.

E allora se proprio dobbiamo rivederla, questa legge, rivediamola in modo che i medici facciano i medici, e soprattutto che la chiesa resti la chiesa, ovvero quell’istituzione d’oro tempestata di diamanti, che risolve la piaga della pedofilia, al suo interno, con una giornata di preghiera e digiuno. Come farebbe nel caso in cui dovessero aumentare i bambini finiti nei cassonetti. Come se non avessimo già abbastanza spazzatura.

Piovono minchiate, scrivevo, e la pioggia arriva anche da Antigua, da dove, in pieno stile Vito Corleone, il ridicolo omuncolo di Arcore prepara il suo discorso per la Camera, su democrazia giustizia e libertà.

Un po’ come se io mi accingessi a scrivere un trattato sul salutismo, il fitness e la lotta contro il fumo. “Sarò il tuo messia”, manda a dire a Veltroni, e fin qui nulla di grave; grave è che pare che Veltroni, sentendo questa promessa, si sia fatto il segno della croce.

E così, mentre continua a piovere, noi continuiamo a coprirci il capo, per non sporcarci, per far finta che fuori ci sia il sole. Altri tre morti sul lavoro: un uomo di 71 anni, lavoratore co.co.pro.
Tenetelo a mente la prossima volta che sentirete parlare dei gggiovani precari.

Rita Pani (APOLIDE)


 

De Gennaro

Da capo della polizia a capo della monnezza.
Ci sta tutto. Ha imparato a Genova, come disperedere la folla.
Che tristezza!
R.

 

Altra munnezza

Ho vissuto saltuariamente per diversi anni a Napoli in via Epomeo
294, a poca distanza dalla famigerata discarica di Pianura.
Anche quando l'intera città di Napoli era letteralmente invasa da
sacchi di spazzatura la sola via Epomeo all'alba era linda e lucida
come come uno specchio. Gradirei ringraziare i responsabili, se solo
sapessi chi ringraziare ma, evidentemente, i benefattori desiderano
sempre restare anonimi.
Gradirei anche sapere che lavoro svolge gente che può permettersi di
presidiare per giorni e giorni una discarica autorizzata che non deve
più assolutamente funzionare per il bene dell'intera comunità.
Allo stesso modo, inoltre, vorrei conoscere i nomi di quanti, dal
1990 ad oggi, si sono opposti con altrettanta animosità a tutte le
discariche abusive gestite dalla camorra nella regione Campania.
Chiedo troppo?
Sì, chiedo anche nomi e cognomi di quanti, non volendo né discariche
autorizzate, né inceneritori, né termovalorizzatori, spandono
qualsiasi rifiuto per strada, incendiandolo, per riempire di diossina
i polmoni di chicchessia.
Ottenendo risposte, spontanee o forzate, a questi tre quesiti penso
che il "problema" campano, dovrebbe diventare, più o meno, la metà di
Milano, un terzo di Roma, 3I5 di Firenze, ecc... Insomma, tutto
fuorché un problema nazionale che è esattamente quello che la
camorra, ormai tessuto connettivo campano, si è posto come obiettivo
primario.
P.S.: trase monnezza, asce oro.rita

Jozsef Bocz

1.08.2008

 

Ci curano con le Zigulì

Non voglio credere che sia vero, ma da più parti mi dicono che non sia un caso che Telecom ostacoli l’attivazione della mia linea. In effetti a ripensarci, un paio di motivi potrebbero esserci, ma siccome ancora non siamo stati democratizzati dagli USA, e nemmeno siamo in Cina, voglio continuare a pensare di vivere semplicemente in una colonia del Congo.

Però, va che io vado sempre al contrario e quindi, se per caso fosse vero che è un modo come un altro per estromettermi dalle mie attività, ho deciso di riprendere con la normale assiduità, forse limitata dai mezzi tecnici, ma costante.

Sarebbe facile riprendere parlando di Napoli e delle cataste di immondizia, per finire poi col classico “governo ladro” che va sempre bene in ogni occasione. Sarebbe facile, perché le montagne di buste di spazzatura stanno in bella mostra, su tutti i giornali del mondo, fotografate più delle modelle anoressiche, o della fidanzata del presidente francese.

So solo che oggi, per ogni volta che ho sentito nominare un termovalorizzatore, ho sperato che si costruisse, proprio sotto casa di chi lo nominava invano, in modo da potercela bruciare davvero tutta la spazzatura di Napoli, e in modo che tutta la diossina prodotta da tutta la plastica bruciata, ripulisse non solo Napoli ma buona parte del parlamento.

Devo riconoscere il merito del ministro Pecoraro Scanio, che almeno ha provato a spiegare che il funzionamento di un termovalorizzatore e legato alla raccolta differenziata dei rifiuti; ma ci ha solo provato, perché, in tutti i telegiornali che ho visto, appena si azzardava veniva impietosamente tagliato.

Ovviamente nessuno che abbia fatto cenno al business scaturito dalla “privatizzazione” della raccolta dei rifiuti, che da sempre ha prodotto illegalità e malaffare. Uno dei primi indagati, a ridosso del 2000, fu il fratello di berlusconi. Ma questa pare essere storia dimenticata, e la camorra è la camorra.

Ora però il governo risolverà in 24 ore, quindi avremo tempo di parlarne la settimana prossima.

Perché poi, a guardar bene, tutto in Italia funziona così. Il paese si ammala, e loro lo curano con le Zigulì.

Prendiamo per esempio l’allarme impoverimento. Il cancro è conclamato e piovono le Zigulì. Forse una riduzione delle imposte, forse una maggiorazione delle detrazioni, forse anche un ritocco dell’IRPEF… Ma i prezzi? Perché non ridurre i prezzi laddove è palese il ladrocinio?

Perché sarebbe una chemioterapia, che forse riporterebbe in piedi l’Italia sopo aver perso un po’ di capelli, e un po’ di vomito. Quindi ecco spuntare le pubblicità delle nuove finanziarie nate col solo scopo di rifinanziare il tuo debito, per farti pagare una rata mensile inferiore…

E si ricomincia.

Rita Pani (APOLIDE)


1.04.2008

 

Narni

Fratello solo, sorella bruna
Non cade neve, non sorge luna
Non bussan Magi alle tue porte
Si son fermati ben lungi da Orte.
Ma che sarà mai, codesta mirra?
Facciamo fuori una cassa di birra!
Lo sai sorella, che in questa guerra
Due metri di neve o due metri di terra
Non faran mai la differenza
Per chi della vita sa ben farne senza.
Per chi non crede più a alcuna balla
Val più dell'oro, la tua nuda spalla.
http://www.myspace.com/vanhacker

1.03.2008

 

O' sistema

Eccomi qua! No, non ho l’ADSL. Siamo in Italia, mica in Congo! Stamattina, durante la quotidiana telefonata al 187, mi è stato detto che i tempi loro scadono il 17 Gennaio, e quando ho chiesto in che modo, e secondo quale calcolo avessero estratto a sorte proprio il 17 Gennaio, mi è stato detto che lo decide il sistema.

O’ Sistema? Ho chiesto… Ma evidentemente la sciroccata non era abbastanza intelligente da recepire l’ironia. Ho preso così l’abitudine di far seguire alla telefonata, anche un fax, nel quale espongo tutti i pensieri che mi sono sorti intorno alla compagnia telefonica, al ministro Bersani, al ladrocinio e anche alla rivalutazione di Stalin.

Per questo, temo che riavrò la linea solo il 17 Gennaio, ma che ci posso fare? Sono fatta così; male, ma così.

Per il resto credo che tutto vada come deve andare; sto seguendo molto il meteo. Lo trovo interessante, molto più di un telegiornale qualunque. Come potrei sapere, sennò che fa un freddo boia?

Avete mai visto Sky meteo? Credo sia la prima trasmissione televisiva che impiega degli umanoidi.

Più che meteorologia abbiano studiato mimo al teatro dell’oratorio di San Crispino. Uno (frocissimo) ieri ha detto che le temperature si presentano invernali. Ho sobbalzato sul divano, per lo stupore. Temperature invernali a Gennaio? È davvero una cosa stupefacente.

Non mi sarei stupita se avesse detto: “Piove merda su tutta l’Italia”. Avrei pensato che finalmente se ne erano accorti tutti. Invece no, la sorpresa è che nevichi d’inverno e che d’estate ci sia il sole.

Non sorprende nemmeno l’ultima battaglia di bondi/ferrara sull’aborto, che se solo l’avessero fatto, anche clandestinamente, le loro madri, nessuno si sentirebbe di condannarle…

Non sorprende l’ennesimo morto sul lavoro, citato solo perché casualmente morto il giorno dei funerali della settima vittima della Tyssenkrupp, non sorprende più nulla, perché è un paese che accetta di buon grado minchiate cosmiche come l’ecopass, un sistema (o’sistema) tutto italiano, dove devi pagare per inquinare…

Rita Pani (APOLIDE)


 

Una bella recensione

Questo libro, mi è particolarmente caro.

No, non perché conosco l'autrice. Anzi, non la avevo mai sentita nominare, prima.

Ma perché mi è stato regalato da una persona speciale.

[ CUT ].

Luce, dunque.

Ed una bella, evocativa copertina: un tramonto, e capirete poi perché io pensi che sia un tramonto, che occupa un po' più della metà sinistra e che viene riproposto, in piccolo e dentro una cornice bianca, nell'altra parte della copertina, a dividere l'autrice dalla casa editrice.

Tutto questo, non sapendo assolutamente nulla dell'opera e non avendo letto le note interne, mi ha fatto pensare che il titolo si riferisse proprio all'emissione d'onda che alcuni corpi sono in grado di fare...

E invece, no! E qui prima grande sorpresa: il titolo non fa altro che riprendere il nome di battesimo della protagonista... un nome che mi ha precipitato indietro nel tempo, a 23 anni fa, quando proprio con una Luce (Marialuce, per la precisione) preparai gli ultimi esami universitari per conquistare una laurea mai presa...

Basta, parlare di me. Veniamo al libro.

Luce, dunque.

Anzi, Lucina, come la chiamano quasi tutti i personaggi parlanti del libro. Che non sono molti.

Ma andiamo con ordine: Luce, Lucina. 35 anni, giovane-vecchia attivista ecologista, "Comandante" di un gruppo eterogeneo di giovani antagonisti, sempre pronti a gettarsi a capofitto, Simone in testa, in avventure anti, anzi in anti-avventure tese a smascherare gli inghippi fatti ai danni del territorio e dell'ambiente da politici ed imprenditori, in collusione più o meno esplicita.

Ecoplast, petroliere, disastri ambientali, sotterfugi eco-mafiosi. un impegno che non si ferma alla denuncia, ma che diventa intervento diretto, anche se disperatamente isolato.

Piccoli successi, grandi delusioni, scontri senza tregua e senza speranza, la simpatia di un commissario, che forse ci prova, forse no, i compagni, vecchi e nuovi, un sacco di rosso che si agita intorno, un po' annacquato, un po' "sporco" di verde, un po' ancora brillante sotto lo sguardo attento e leggermente ironico del Che, nella sede del "gruppetto" (che tenerezza!).

E poi, Internet, la scrittura, gli articoli, le riviste online.

Un passato doloroso, tentativo di suicidio, gli amici sempre sul chi vive.

Una storia finita. Finita male, per la nostra Lucina. Una ferita che tarda a rimarginarsi.

E la politica. Una politica fatta di compromessi, di veti, di imposizioni, di tentativi di "padrinaggio", di proposte più o meno esplicite, più o meo indecenti.

Di rifiuti sdegnosi, di "no, grazie".

Lucina non si svende, non si può comprare con la semplice promessa di una poltrona.

Lucina è ancora una ragazza, una meravigliosa, idealista ragazza. Con le tensioni. Con le contraddizioni. Con.

Con le tette! come scopre, stupito, Simone quando la vede vestita quasi-da-donna ad un ricevimento trappola in cui il vincitore della competizione elettorale, lo scafato Costantino, tenta di omologarla per disinnescare la sua forza tuttora dirompente, ringraziandola pubblicamente per l'appoggio dato alla sua campagna elettorale, appoggio in realtà mai fornito, da Luce.

E prontamente smentito, con lo stesso microfono da cui era stato proclamato, prima di lasciare con grande effetto il salone del ricevimento.

Luce sa, con questo gesto, di aver scritto la parola FINE sui suoi sogni, sulle speranze, sulla esistenza stessa del suo piccolo gruppo antagonista, forse, sfrattato dalla precaria sede dove si era riciclato dopo l'incendio doloso che uno stravolto Giampaolo aveva appiccato, ufficialmente per gelosia, alla sede originale del collettivo.

Luce sa,in definitiva, che nulla può contro la logica imperante ed aberrante dello scambio politico, del "una mano lava l'altra...", del moloch divorante che è il Partito.

Luce sa che non potrà per sempre continuare ad occupare pinete ed a prendere manganellate.

Ma.

Ma Luce, in questo panorama lentamente devastante di disperante consapevolezza, di dirompente disillusione, ri-trova l'amore. Inaspettato, non cercato, osteggiato, all'inizio.

Un amore al quale oppone dapprima una strenua resistenza, ma dal quale poi si lascia coinvolgere, contaminare, circondare, riempire, attraversare.

Un amore che nutrirà, all'inizio, con le passeggiate in riva al mare con il suo cane, con le infinite sigarette, con le bevute, in compagnia o solitarie che la aiutano a dimenticare, per un momento.

O a ricordare, per sempre.

L'amore di Luce. Il nuovo amore di Luce. Quello che le fa scorgere, al di la, una possibilità altra. Un mondo, o forse un modo, diverso.

Fatto anche di piccoli gesti, di occhiate complici, di silenzi comprensivi e reciproci, di passeggiate mano nella mano, di attese struggenti, di distanze da superare.

Di barriere da abbattere. Autoimposte, in parte.

E, mano mano che la sconfitta politica avanza, quella stessa sconfitta che anch'io ho vissuto, quella disillusione feroce che ti strattona, ti spinge, di dilania beffarda, la vittoria personale si fa avanti.

No, certo che no. Luce non si ricicla, non si omologa come ho visto fare a tanti, troppi miei compagni.

Luce va. Parte. Cerca. Ri-cerca.

E trova, ri-trova.

Un posto, un'illusione, forse.

Un uomo che la ama e che si lascia amare senza mettere inutili e complicati paletti, assurde trappole, astuti trabocchetti.

E la consapevolezza, a me piace pensare, che può ritornare, che può rinascere.

Ecco perché penso che quello della copertina sia un tramonto. Perché nel racconto del romanzo, la dolce e terribile ragazza che è Luce, piano piano scompare all'orizzonte, proprio come il Sole che è l'origine del suo nome.

Ma, da che mondo è modo, da quando quel nocciolo informe assurse alla dignità di pianeta, ad ogni tramonto segue inevitabilmente un'alba.

E io amo pensare che ci sia un'alba, nel futuro di Luce, nel futuro di ognuno di noi, eterni, vecchi ragazzi, che siamo usciti di scena brutalizzati, annichiliti, dimenticati dalla politica dei maggiorenti.

Spazzati via da quello che non siamo stati capaci di accettare: i compromessi, le rinunce, i sorrisi falsi, le strette di mano velenose, gli accomodamenti, le spartizioni.

Il "Do ut des".

Scrive bene, Rita Pani. Scrive dannatamente bene. E si capisce che ama quello che scrive.

E si capisce che sa di che parla. Che ha attraversato le stesse fasi che hanno spezzato la resistenza di Luce.

Io devo ringraziarla, insieme ad Annamaria, sento di doverlo fare dal profondo dell'anima. Perché mi hanno costretto a guardare per l'ennesima volta dentro me stesso, proprio in un momento in cui la mia vita sta per mutare radicalmente. In un momento in cui, quindi, mi trovo a rimettermi in gioco per un'altra mano. Con carte nuove. O semplicemente diverse.

E ho cercato qualcosa, su e/o di Rita Pani. Ed ho scoperto che ha un sito; www.ritapani. it

Non andateci, se siete allergici alla Falceemartello. Non lo aprite, se la parola comunista vi fa venire l'orticaria. Non lo leggete se la kafia vi fa venire il mal di testa.

Perché il sito di Rita è proprio così. Franco e diretto. Come Luce. Come il suo romanzo. Come lei, credo. Una sarda che vive casualmente in Umbria, come da sua mini-biografia in terza di copertina.

E che ha scritto un romanzo fatto, intriso, intessuto di vita. Di realtà. Di sogni, speranze e disillusioni che sono anche le mie.

E Luce, credo sia solo incidentalmente donna. Potrebbe essere in realtà un essere asessuato, semplice (semplice?) archetipo di un soggetto neo-rivoluzionario. Profondamente coerente anche nella disperazione della sconfitta e nell'abbandono dell'oblio. Ma anche nella consapevolezza della possibilità di una rinascita.

Di un ritorno. Che non si nega e che non le è negato.

Naturalmente, questa opinione è dedicata ad Annamaria ed a Lalla, senza le quali non sarebbe mai esistita. Ed anche loro, eterne ragazze combattenti.

E si, lo so che è un po' sconclusionata, un po' sbilenca,

Ma può essere solo così: come i pensieri che questo libro mi ha provocato. Come le immagini che ha evocato.

Spero di conoscerla, un giorno, Rita Pani. Vorrei stringerle la mano ed abbracciarla, in silenzio. Perché credo che non ci sarà bisogno, di parole, per riconoscersi, per ringraziarsi a vicenda.

Di cosa? chiederete voi.

Ma di esistere. Perché scrittore e lettore esistono solo in simbiosi, solo in stretta connessione. Si nutrono l'uno dell'altro, bevono alle stesse fonti, sono le due facce della medaglia letteraria.

Se poi, come in questo caso, si riconoscono sino a diventare la stessa cosa, a condividere la stessa emozione, l'evidenza è quasi accecante...

Shanti Shanti Shanti

Marco


 

Senza soluzione di continuità

L’anno passato si è chiuso con gli esiti di una ricerca Ocse-Pisa, determinando che gli studenti delle scuole medie inferiori italiane sono molto impreparati. D'altra parte, non si capirebbe altrimenti perché sono dette, appunto, "inferiori". Dai risultati sono emersi dati alquanto sconfortanti: ad esempio, più del 60% di loro non sa perché si alterna il giorno alla notte, mentre per il 94%, il termine "ditirambo" sta a indicare un componimento poetico digitato da un reduce del Vietnam e da cui è stata tratta una popolare serie di film cinematografici: "Ditirambo", "Ditirambo II", "Ditirambo III" e via dicendo, anche se alcuni hanno specificato che il primo Ditirocky è insuperabile!

Nessuno stupore, dunque, quando alcuni scienziati americani hanno pubblicato le conclusioni di un’altra ricerca, affermando che le scimmie sanno far di conto come gli esseri umani, sebbene alcune di loro siano state sorprese a copiare le risposte dei test da messaggi inviati al loro telefono cellulare.

Tanti miei colleghi, soprattutto quelli con figli, mi avevano esternato la loro preoccupazione, immaginando che in un prossimo futuro, qualcuno di questi farà senz'altro parte della classe dirigente e potrebbe trovarsi addirittura alla guida del Paese. Io invece penso che, tutto sommato, una scimmia come capo del governo potrebbe non esser poi così male, ma forse non ho capito bene tutta la questione. Il fatto è che ho seri problemi con l'autorità. Sempre più spesso, quando qualche personaggio appare in televisione, dai rappresentanti della politica all’ultimo degli intervistati in coda a un casello autostradale, mi pervade un senso di disagio. E suppongo che la cosa sia reciproca: probabilmente anche loro mi vedono dall'altra parte del video, diversamente non direbbero tutte quelle idiozie per farmi incazzare! Questa atmosfera può generare incomprensione e malintesi, proprio come nell'episodio del manichino inviato a Mastella: attimi di forte tensione nel mondo politico, pensando a un raccapricciante atto intimidatorio, finché non è intervenuta la Digos che ha prontamente dipanato il mistero e, dopo un iniziale imbarazzo originato dall'impossibilità a distinguere chi dei due fosse il ministro e quale il pupazzo, ha riportato un clima di serenità, più consono al periodo natalizio, arrestando Mastella che, in evidente stato confusionale, ha minacciato di restare nel governo.

E, a proposito del Natale, come al solito, papa Rayban, le occhiaie con il pontefice intorno, ha rinnovato i suoi auspici affinché il governo si adoperi finalmente “per il pene telle persone”. Una forte presa di posizione con cui, almeno stando a quanto affermano i più eminenti teologi, il boss della Chiesa ha voluto perorare inequivocabilmente la causa di quanti si sono lamentati con lui di essersi rotti il cazzo dei politici. Comunque, nella prossima Conferenza Episcopale, pare che al primo punto dell’ordine del giorno ci sia la mozione per far doppiare il papa con la voce di Homer Simpson o, quantomeno, dotarlo di un dispositivo con sottotitoli.

A questo punto, come non citare il discorso di fine anno del Presidente? No, non Berlusconi... e nemmeno Prodi... macché Montezemolo... eh, ecco, lo sapevo: no, ho detto che non è Berlusconi!... Seeehh, mo’ Bertinotti... daje, dinne un altro che facciamo tombola...

Perfetto: ecco un esempio di come non citarlo.

Per chiudere, una buona notizia: finalmente un Capodanno all’insegna della civiltà, nel napoletano! La notte di San Silvestro, infatti, è trascorsa come un qualsiasi altro giorno: morti per proiettili vaganti e mondezza gettata dalle finestre. Vuoi vedere che le cose stanno per cambiare davvero?

dirtyboots


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