6.02.2008

 

silvio fammi un autografo


Era la festa della Repubblica, o forse, era la Repubblica. Le cronache quasi mondane riportano di aerei dal fumo colorato, di bersaglieri con le trombe, di carri armati e battaglioni. Di uomini a piedi e a cavallo, in moto o in blindato, di gente allegra e festante che agita il tricolore.

Che emozione, sento dire, è sempre un’emozione.

C’era una canzoncina, una filastrocca: i soldatini passano. Anche il fard di berlusconi si crepa per il sorriso, e quel battimano un po’ ebete. Le cronache ancora titolano: Dopo la parata, show di berlusconi, e la gente sempre quella, che è sempre un emozione, acclama: silvio, silvio.

L'Alto commissario Onu per i diritti umani Louise Arbour ha portato l'esempio dell’Italia come uno dei casi che destano più preoccupazione per “le politiche repressive, così come gli atteggiamenti xenofobi e intolleranti”. Oltre a noi, la Arbour ha citato il Sudafrica, la Somalia e la Birmania.

Un mese e mezza è bastato, per farci sentire finalmente sicuri, e soprattutto per tornare agli antichi splendori, ai fasti delle classifiche nelle quali l’Italia, stava a ridosso del Congo o del Burkina Faso.

Stanno facendo la festa alla Repubblica, con ministri padani che non partecipano alle ricorrenze dello stato straniero che pure governano.

Noi eravamo rimasti al tempo in cui si pensava di produrre il pane low cost, per calmierare i prezzi, per ridare dignità a quei poveri vecchi costretti a rubare nei supermercati; invece ci sono ministri che hanno dei sogni, che sono certa riusciranno a realizzare: aumentare la spesa militare di almeno un terzo, per ridare lustro alla nostra difesa.

Istituire i campi estivi volontari nelle forze armate, per giovani dai 18 ai 25 anni, per ridarli un po’ di amore verso la patria. Per ripopolare quelle caserme dove verranno istituiti i campi di concentramento per clandestini, oppure per sorvegliare le montagne di rifiuti che verranno stoccati nelle cave, a dispetto dei cittadini che alla fine, da silvio, non pretendono nulla di più di un autografo.

Rita Pani (APOLIDE)


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