4.30.2006

 

Fischi alla Moratti

Un mio amico, Claudio Fedi, diceva in questi giorni che secondo lui "sono stati non sbagliati in se, ma sbagliati perchè strumentalizzabili dalla destra". La Moratti non è mica scema: non sarà mica andata lì per accompagnare suo padre? Sveglia, è candidata a sindaco di Milano, e si vota tra un mese!
Sarà che è domenica, sarà che domani è il 1° maggio rosso e proletario, ma mi vien da sviluppare sinteticamente il concetto. Parimenti al 25 aprile, secondo voi, perché adesso il Merda e i suoi berluscones fanno di tutto per procrastinare ad libitum dapprima l'elezione dei presidenti parlamentari, ora di quello repubblicano ed infine del consiglio dei ministri? Davvero giusto ripicca puerile? Ve l'ho già detto, non ci sono coglioni: faccio mio un verso di Paolo Conte, "era un mondo di adulti, si sbagliava da professionisti". Quello che voglio dire è che sono un po' preoccupato che nessuno dei "nostri" (si fa - molto - per dire) abbia alluso a che questa mandria di farabutti stia cercando di spremere al massimo il limone, con nomine intra- ed interministeriali, statali, parastatali "ed affini" (Gaber). Nomine ed assunzioni spavalde, e non solo per rendere gli ultimi favori promessi (delle promesse non gliene importa un accidente): come è noto, questi prezzolati neoassunti non si potranno licenziare, pena l'accusa della vendetta e dell'essere contro i lavoratori. Per inciso: io li licenzierei seduta stante, chissenefrega delle accuse, tanto me le farebbero lo stesso e le ascolterebbe solo chi è già comunque col Merda e contro le persone per bene come me. Lo scopo è paralizzare l'attività ad ogni livello pubblico, dai ministeri alle scuole, dagli ospedali ai trasporti. A quel punto, vita facile all'obsoleto "sono tutti uguali", "si stava meglio quando si stava peggio" e finzillacchere ignobilmente simili. Torniamo all'inciso di cui pocanzi: chi dà retta alle loro accuse di essere nipotini di Stalin è già dei "loro", tanto vale infischiarsene e fare quel che davvero potrebbe cambiare intrinsecamente, intellettualmente, eticamente quest'Italia sprofondata nella cialtroneria del grande fratello col toupet e i rinforzini nei tacchi.

4.28.2006

 

Mai più

Un mio caro amico, Mario Ferrandi, mi scrive:
Annullata l'elezione del presidente del senato su richiesta della CDL perchè? Perchè su 2 schede invece che Franco Marini c'era scritto Francesco Marini Ma cazzo Ma BASTA Abbiamo i cimiteri pieni di partigiani comunisti morti per QUALCOSA, CAZZO Scusate lo sfogo :-o
Pienamente d'accordo. E la voglia è di spaccargli le ossa all'uscita, nel senso letterale del termine. Tuttavia, in politica, quella vera, non ci sono coglioni, ve lo dico da anni. Stronzi, infami, ma non coglioni. Né Berlusconi, né Scajola, né Fini, né Gasparri e quant'altri. L'obiettivo è la deligittimazione malgrado i voti. Dirò di più: le opposizioni, compreso quando lo eravamo noi (e mi riferisco ai tempi del PCI, ma anche ad ora), sono molto più coese della maggioranza. La maggioranza, nel sistema borghese, ha molti più belli soldi da spartirsi. Morale: eleggeremo l'ex democristiano Franco Marini al posto dell'ex democristiano Giulio Andreotti. Ma abbiamo perso lo stesso: come già detto, basta che uno del centrosinistra abbia la diarrea e la legge non passa, figuriamoci quando parliamo di qualcosa di più serio. Sono più uniti loro, poche palle, è nella logica delle cose. Se ne può dedurre una sola cosa: il nostro compito non è affatto esaurito, la battaglia sarà lunga e sanguinosa, ben al di là della presente legislatura, c'è da ricostruire un modus pensandi et vivendi nato dalla Resistenza, dove lo scontrino te lo danno senza che tu lo chieda perché è giusto pagare le tasse sic et simpliciter, perché altrimenti è inutile inveire contro il proprio Comune, perché non funzionano autobus, scuole, ospedali e quant'altro.
E nel frattempo, con tutta la comprensione per le vedove dei morti di Nassiriya, è ora di piantarla, anche lì: come diceva Lenin, basta con la guerra tutti a casa. Andarci prendendo quanto un consigliere d'Ambasciata (so di cosa sto parlando, circa diecimila euro al mese) è come giocare alla roulette. O si vincon soldi o si muore. Per favore: se si perde, non se ne faccia un eroe, restano mercenari che son stati sfigati, e questo vale anche e soprattutto per il centrosinistra. Basta con la guerra, fuori dalle palle, nessuno ci ha chiamati, nessuno ci ringrazierà quando andremo via, e quando accadrà sarà sempre troppo tardi.
Nel 1975 Claudio Lolli già cantava:
Lo so, lo so che vieni dalle capre, fin qui a fare questo bel mestiere.
Lo so che forse neanche a te poi piace, di vivere facendo il carceriere.
Perchè si sa i coglioni che ti fanno, per darti un po' di libera uscita.
Perchè si sa che razza è di vita, e vino e pane è quello che ti danno.
Lo so, lo so ti han dato la divisa, cioè un vestito buono e senza odori.
Lo so ti han detto guarda di far bene, perchè portare questa è un onore.
Lo so, lo so ti han dato per la testa, l'idea che c'è qualcosa da salvare.
E che chi sbaglia poi deve pagare, evviva l'Italia e la giustizia è questa.
Lo vedo che la faccia ti diventa, giorno per giorno sempre più carogna.
Man mano che la vita si consuma, tutto il tuo tempo dentro a questa fogna.
Lo vedo che la faccia ti diventa, giorno per giorno sempre più smarrita.
Man mano che ti accorgi che ti manca, proprio la chiave della tua vita.
Per quelli come te la strada è una, puoi prenderla di giorno o di sera.
O ladro o carceriere che finisci, comunque vai a finire in galera.
Finisci a far la guardia a un tuo compare, per quattro soldi un po' di vino e pane.
Finisci che se prima eri pastore, ti trovi dopo a fare solo il cane.
E poi ... se a casa noi non ci torniamo più, dentro tutta la vita ci sei anche tu, dentro tutta la vita ci sei anche tu.

Sono passati oltre trent'anni, ed in Italia non s'è ancora imparato un cazzo.

4.13.2006

 

BOSS


 

L’abusivo.



Ci vorrà mica la forza pubblica perché lasci libero l’alloggio?
Chi da tempo legge questo blog sa che avevo previsto uno scenario simile, anche peggiore se vogliamo, e temo che non finirà domani, come previsto.
L’ultima farsa ridicola di un uomo illuso d’essere immortale, che vorrebbe consegnarsi augusto alla storia, ma rischia di scrivere una delle più indecorose pagine della nostra democrazia.
Come ho più volte scritto, e come non mi stancherò mai di scrivere, questo personaggio sta alla politica come io sto all’astrofisica. Devastando il sistema politico s’era forse costituito la malsana idea di poter davvero fare “un po’ come cazzo voleva”, riducendo il linguaggio a mera metafora calcistica, sperava forse di atrofizzare qualunque cervello, ma soprattutto, pagando scribacchini che legiferassero solo per lui e al suo cospetto, credeva d’essere riuscito a piegare “il sistema” al suo volere.
Cinque anni di interesse privato nell’amministrazione della cosa pubblica, forse avevano indotto Napoleone a credere di riuscire a scrivere ancora una regoletta che consentisse di attuare il piano dei piani, dichiararsi imperatore perpetuo, persino dopo essere stato trasferito nella capsula di conservazione all’interno del mausoleo, in una sorta di “Futurama” impossibile.
Guardando con occhi candidi, se il personaggio non fosse lui, ma un altro, un uomo comune, forse saremo spinti a sentimenti di pena e pietà, ma è lui e giorno dopo giorno, la scarpa chiodata intorpidisce il nostro piede.
Chissà, forse nella sua mente bacata sperava in un popolo azzurro che scendesse in piazza ad acclamarlo a gran voce, ma probabilmente s’era scordato quella sua ultima apparizione di piazza, a Napoli, dove l’accento milanese risuonava davanti ai microfoni delle televisioni e peggio forse ha scordato che il consenso popolare non è quello che si compra, promettendo di pagare un euro e 50 a post, quattro euro a conclusione della campagna elettorale, salvo buon fine.
Resta seduto abusivamente su quella poltrona che non vuole lasciare, ridicola parodia di se stesso, oltraggiando persino i suoi servi, quelli che fece ministri come Caligola nominò senatore il suo cavallo, il ministro pisanu tace, ma lui probabilmente sa che sarebbe sua e soltanto sua la responsabilità di un risultato elettorale fallato da brogli.
Resta seduto là, a suo dire per acclamazione del popolo e forse non sa che oggi come ieri, nessuno ammette pubblicamente di averlo votato, se non quelli che su Internet continuano a postare propaganda, forse con la speranza di poter riscuotere quanto promesso.
Non mi fa pena, e non mi fa nemmeno paura, continua a darmi quel senso di nausea e vergogna. Il mondo ci guarda ed anziché vedere che forse si può cambiare vede ancora quello là, abusivo a Palazzo Chigi, forse abusivo persino in Italia.
Rita Pani (APOLIDE)

PS.
Mi scuso con quanti mi hanno scritto ed attendono risposta, vi prometto che risponderò, soprattutto all’amico “teologo” e quello “amerikano” (che ringrazio per le belle parole). :-)
Sto traslocando, ed è terribile!
Cercherò di essere più presente possibile almeno su questo blog.
Ancora un caro saluto a tutti.

 

Forme

La notte di lunedì, ad un certo punto, pareva proprio avessimo necessità di continuare la "vaccinazione" per altri 5 anni! :-(((

Me ne sono andato a dormire con la sensazione di vivere in un incubo, ed infatti non credo d'aver dormito più di un paio d'ore...
Non facevo altro che rimuginare, tra me e me, sugli italioti di merda, le teste di cazzo, gli idioti congeniti, i ladri patentati, i piccolo-borghesi rincoglioniti dalla televisione, etc.

Ad un certo punto mi sono dovuto alzare per buttar giù una mini-analisi su tutto ciò: infatti, di fronte a quello che non capisco e non accetto, se voglio ritrovare quel minimo di serenità che mi consenta di "continuare a vivere", debbo "farmene una ragione", ovvero inquadrare il tutto in uno schema più ampio che lo "spieghi", rendendolo chiaro, logico e consequenziale.

In buona sostanza, ho almanaccato come segue.
_________________________________

Vi sono, nella psiche umana, elementi *opposti e complementari* che, come sempre in questi casi, tendono ad individuare due gruppi di circa pari numerosità.
Questo mi porta a concludere che, laddove vi siano due soli partiti (o coalizioni), è inevitabile che le elezioni finiscano *sempre* (a prescindere *da tutto*!) con risultati assai prossimi al 50%, o al più un 49% contro un 51%.

Venendo ad analizzare quale sia la caratterizzazione tra gente di sinistra e di destra, mi pare di poter capire che consista in questo: i "sinistri" tendono al "dominio sugli altri", nello sforzo di attuare un dato progetto, ovvero di conferire una certa *forma* alla società; mentre i "destri" prediligono la maggior "indipendenza" possibile, nell'ambito di una società *senza forma*, che secondo loro sarebbe l'unica *davvero funzionale*, in quanto "coerente" con la *natura umana* e con la natura "tout court".

Ognuno reputa, sbagliando, che la posizione della controparte sia "concettualmente erronea".
I "destri" sbagliano, nella loro pretesa di poter determinare la "natura umana" quale isomorfismo della "natura"; ed i "sinistri" sbagliano, nella loro pretesa di poter determinare quale sia "LA" forma (per eccellenza) da imporre ad una società.

In un contesto come questo, ai "destri" non frega nulla di avere nelle loro fila un berlusca, così come non fregherebbe nulla ai "sinistri" di avere uno Stalin: l'importante è battere il *nemico*!

Poi, chiaramente, vi è chi tre profitto dagli uni o dagli altri.
Chi trova più congeniale richiamarsi ai "valori" di destra, per imporre il suo predominio (generalmente più "materiale"), e chi si richiama a quelli di sinistra, per imporne un altro (generalmente più "ideologico").
_________________________________

A questo punto potetti andarmente a dormire (un po').

Volendo trovare una degna chiusa a questo "sfogo", potrei giusto dire che lotta politica o coltivazione delle rose sono perfettamente equivalenti...

Nick

4.11.2006

 

Proprio come in Florida.


Ho letto questa dichiarazione di maroni, ieri notte e mi è venuto un conato di vomito. L’avrà detto con ironia o con cinismo? E’ inutile ripercorrere le perplessità del voto elettronico, che pare proprio non aver funzionato, dal momento che proprio quei voti sono stati gli ultimi ad arrivare, o forse ha funzionato benissimo, avendo gettato il paese nel caos più assoluto. Non sta a me dirlo, anche se io, una volta tanto darei retta al “centravanti” di Arcore. RICONTIAMO I VOTI.
Non è questo però, quello che mi preoccupa, semmai l’ignoranza conclamata, e devo ammettere che sebbene questo male colpisca più la destra, anche la sinistra non ne è immune; ovviamente mi riferisco ai tifosi della politica, che forse avrebbero preferito votare con un SMS anziché fare la fatica di recarsi alle urne.
Che desolazione quest’Italia, incapace di comprendere come un esito di questo tipo non porterà nessun giovamento al paese.
Ho letto molti commenti a caldo ieri, non quelli dei politici “giocatori della partita” ma dei “tifosi” e non ho trovato nulla da ridere, nulla che mi inducesse a festeggiare e nemmeno niente che potesse in qualche modo restituirmi un minimo di serena speranza.
Gente contenta della vittoria risicata, da una parte, perché è comunque vittoria, dall’altra perché non è poi così vittoria. La finale del grande fratello è andata in onda a reti unificate, dove tra pettegolezzi e accuse tutti avevano vinto, nessuno aveva perso; l’idiozia bipartisan. “Sì, ma rispetto al 2001 siamo cresciuti!” Questa è stata l’affermazione più gettonata durante il reality show.
Loro hanno vinto tutti, noi in egualmente abbiamo perso, tutti.
La vittoria sarebbe stata quella di un italiano consapevole e non trascinato nella pochezza di una campagna elettorale distante dal bisogno reale.
Un paese che attende con ansia il voto degli italiani all’estero, e io che un tempo pensavo fosse l’ennesima idiozia oggi devo solo sperare che la stampa deberlusconizzata, abbia fatto il suo dovere raccontando l’Italia reale, la povera Italia lasciata da alcuni che nemmeno pensano di poterci un giorno tornare, e che comunque faranno meglio di noi il nostro dovere.
C’è un altro fenomeno da registrare, ovvero quello che da ieri sera si fa sempre più strada nell’analisi del voto: la questione settentrionale. Pare che colpa della sinistra sia stata quella di non aver dato il giusto peso ad un paese capitalista che vede minacciati i propri interessi. Di fronte a questa bestemmia, non mi resta che ritirarmi in buon ordine. Per me saranno giorni di dura riflessione, devo decidere se lasciare la politica e dedicarmi alla cucina e alle piante, con la cura delle begonie e degli innesti delle rose, o riprendere a fare politica, ma quella vera, quella che ho sempre fatto e che poi per forza di cose ho dovuto abbandonare, non provando interesse alcuno per le partite di pallone ed i reality show.
Che triste quest’Italia.
Rita Pani (CHE SPERAVA DI NON DOVER PIU’ ESSERE APOLIDE … invece…)

4.07.2006

 

LO STATO ITALIANO VERSERA' LE TASSE, DIRETTAMENTE AI CITTADINI.

A me, pare matto.
Fortuna che da stanotte dovrà tacere, non so a che punto potrebbe arrivare se avesse ancora tempo di ululare alla luna.
In questi cinque anni, ho sempre avuto la curiosità di vedere cosa sarebbe accaduto se io, o tu, cittadino comune, fossimo scesi in piazza, sopra un gradino a gridare che i giudici erano corrotti, comunisti, disonesti.
Probabilmente ci avrebbero portato via in manette; lui invece no, è rimasto per cinque anni al suo posto, insultando ogni categoria di cittadino, ogni pezzo dello stato, restando impunito.
Non so quante volte questo sarebbe dovuto accadere, ma certo è palese quella di ieri. In un paese normale, il signor berlusconi sarebbe stato portato via dalla forza pubblica o da un autoambulanza del reparto psichiatrico di un ospedale pubblico. In un paese normale, il signor berlusconi, in effetti, non sarebbe mai diventato presidente del consiglio.
Noi siamo italiani, ed è tutta un’altra storia.
Siamo speranzosi; dopo l’abolizione dell’ICI oggi arriva anche l’abolizione della tassa sui rifiuti, quelli che danno da mangiare agli industriali della spazzatura – quando si dice il caso- suo fratello, e se solo avessimo avuto più tempo, come ama dire Napoleone, probabilmente avremo potuto evitarci anche di pagare l’acqua, la benzina, le tasse postali, le marche da bollo, l’IVA, l’Irpef, l’Irap, le tasse aeroportuali, le tasse universitarie e scolastiche, tutte le tasse.
Se solo avesse avuto il tempo, alla fine avrebbe scritto un editto su pergamena: “Lo stato italiano verserà le tasse direttamente al cittadino.”
Quando dicevo che la politica è cosa seria, e andrebbe lasciata alle persone serie!
Andrò a votare, spero di essere la prima la mio seggio, e ci andrò conscia del fatto che non torneremo a respirare in men che non si dica. E’ bene che si sappia che questi cinque anni di barbarie, lasceranno strascichi per almeno un decennio a venire, basti pensare solamente alla madre di tutte le grandi opere, “Il ponte di Messina”, studiato come il più grande risarcimento economico mai accordato alla mafia da un governo pseudo-democratico. Una grande opera che ha vissuto solo sulla carta e su un plastico in uno studio televisivo, che non verrà mai costruito e che costerà ai cittadini italiani 460 milioni di euro.
Penso che sia inutile ripercorrere in una paginetta cinque anni di vergogna, oltraggio, incapacità, illegalità degna di un capo tribù africano che teneva carne umana nel frigorifero ed era amico intimo di Craxi, penso che sia giunto il drastico momento di guardare al futuro, comunque vadano le elezioni. In caso le chiavette USB facessero il loro dovere e la macchina informatica (ancora in fase di allestimento ad un giorno dalle elezioni, perché comunque siamo in Italia) e quel famelico animale si riconfermasse despota del consiglio, mi auguro una presa di posizione del cittadino italiano –coglione- più ferma, decisa e grave di quanto non lo sia stata fino ad oggi, mi auguro che la lezione sia stata assorbita come l’ABC.
Nel caso in cui invece finalmente si riesca a spedire in esilio il ridicolo megalomane, magari dentro il suo mausoleo, allora toccherà comunque a noi, sopportare il peso della quotidianità con la sensibilità di chi sa che i miracoli non esistono o almeno, non si fanno in parlamento.
Rita Pani (APOLIDE)

4.05.2006

 

Ultimi spiccioli di follia elettorale.



A breve partirò per la Sardegna, dove da orgogliosa Cogliona, voterò per il centro sinistra; il più a sinistra possibile.
Non so quale sarà il risultato delle urne Lunedì sera, spero in una vittoria del Centro Sinistra, ovviamente, per poter finalmente esiliare Napoleone, ma vi garantisco che non soffrirei per nulla se al contrario, l’Italia riconfermasse l’imbecille di Arcore.
Mi scopro carica di rancore e questo non mi piace, perché non mi appartiene, ma non posso smettere di pensare che l’aberrazione di questi ultimi cinque anni si sarebbe potuta evitare, se solo si fossero applicate le leggi sull’ineleggibilità di un personaggio come berlusconi, o se solo la sinistra non fosse scesa a patti con questa gente carica di marciume.
Abbiamo visto sgretolarsi il paese, la nostra storia e la nostra cultura, non c’è italiano che in un modo o nell’altro non abbia ricevuto offese da una delle maggiori cariche dello stato. Non si tratta solo dell’impoverimento economico, ma soprattutto dell’annullamento delle regole basilari che, pur non piacendo, fanno funzionare lo stato.
Le regole appunto, quelle che non piacciono a berlusconi, a meno che non siano state cucite addosso a lui, dai suoi sarti scribacchini. Avrebbe voluto violarne un’altra proprio stasera, tornando ancora una volta ad intossicarci con le sue chiacchiere, ospite, padrone e commensale di sé stesso in una delle sue televisioni. Per grazia ricevuta, forse ce lo eviteremo, ed uso forse, perché quando si tratta di berlusconi, le regole non esistono davvero ed è uso, da bravo piazzista a dire il falso pur di piazzare un’aspirapolvere.
Da ieri ci diamo fraternamente dei coglioni, ridicolizzando, giustamente un buffone impomatato, ma abbiamo il dovere di ricordare che troppo spesso abbiamo riso invece di organizzarci e andare a cacciarlo, fisicamente, dalla poltrona che abusivamente occupava. Sono stati cinque anni di abominevole follia. Provo a memoria a citare alcuni fatti che potrebbero sembrare minori, per esempio l’editto del ministero della salute e della sana e robusta costituzione, che ci ha invitato a portare i vecchi nei supermercati durante l’estate per impedire che accusassero malori per il caldo, oppure nelle stazioni dei vigili del fuoco, i quali a loro volta dovettero pregare gli ospiti “di portarsi il pranzo da casa”. Siamo stati invitati, qualora in cassa integrazione a svolgere lavoretti in nero per arrangiarci e finire il mese. Siamo stati consigliati di evadere il fisco qualora pensassimo fosse troppo oneroso. Siamo stati classificati ricchi, perché le barche da ricchi passavano numerose davanti alle finestre di una delle sue case abusive in Sardegna. Siamo stati invitati a spendere per far girare l’economia, e siamo stati trattati come cretini incapaci di fare la spesa.
Inutile ricordare le gaffe che hanno sfiorato l’incidente diplomatico con nazioni estere che meritavano rispetto, le mistificazioni come quando l’imbecille affermò che in Iraq tutto funzionava tranne i semafori. Il tentativo di cancellare la memoria storica con un governo che non partecipava alle celebrazioni importanti tese a rendere onore a chi ci rese un popolo libero dal fascismo.
Ricordo l’opuscolo della Moratti, consegnato a mia figlia al liceo, sulla prevenzione dell’AIDS, nel quale si insegnava l’astinenza e la parola preservativo stava scritta in piccolo come i codicilli del contratto con gli italiani, che nessuno ha mai potuto leggere, ma che sono certa ci fossero infondo alla pagina. La censura e il regime mediatico, i “combattenti caduti” Biagi, Santoro, Luttazzi, Guzzanti e tutti quelli dei quali si parla meno (oserei dire me compresa e forse un giorno ve lo racconterò).
Cinque anni di martirio nei quali si è avuta gentaglia come calderoli, castelli, scajola, al governo e non a fare numero ma a fare le leggi, persino quelle che andavano a mettere mano sulla costituzione.
Da bravi fascisti, hanno predicato bene, con la cravatta sempre in ordine, ma hanno poi razzolato male, con la morte di Carlo Giuliani, i fatti di Bolzaneto, i lager per gli extracomunitari, le leggi razziste che ci hanno fatto stare sotto controllo per non aver rispettato i diritti umani.
Ora tocca a noi, coglioni, vigilare sull’ultimo colpo di coda di questo folle aborto di duce, soprattutto a noi che andremo a votare nelle regioni del voto elettronico. Vigilare perché tutto si svolga correttamente, ma soprattutto dobbiamo andare a votare.
Sperando in tempi migliori
Rita Pani (APOLIDE)

4.04.2006

 

Hola Coglioni!

Non so ma a me pare che ci sia un palese conflitto di interessi, può una testa di cazzo citare i coglioni? Dovrebbero esprimersi i giuristi, anche perché io non so proprio più cosa dire, in quest’epoca in cui l’idiozia pare avere senso, un’ epoca nella quale nessuno si interroga più sulle cose e sulle persone.

Poteva accadere che il testa di cazzo da Arcore si recasse in visita nel deserto di Ottana e dicesse, rivolgendosi ad un cassintegrato che protestava: “Stia zitto lei che è fortunato! Almeno lei ha un sussidio!”

Può accadere che una testa di cazzo di Arcore, si rechi in visita, alla Guardia di Finanza e dica “E’ lecito evadere il fisco quando si reputa che sia troppo opprimente”

Può accadere che una testa di cazzo di Arcore inviti i lavoratori in mobilità o cassintegrati a trovarsi un “lavoretto in nero”.

Può accadere che la testa di cazzo di Arcore dia del Kapò ad un rappresentante della Germania al Parlamento Europeo.

Può accadere che una testa di cazzo di Arcore sia coadiuvata nei suoi affari economico/politici da un mafioso condannato in primo grado a 9 anni di Galera.

Può accadere che una testa di cazzo di Arcore faccia scrivere ai suoi avvocati (parlamentari e ministri) le leggi che ne impediscano la carcerazione.

Può persino accadere che una testa di cazzo di Arcore, offenda la maggior parte del popolo italiano chiamandoli coglioni.

Ed in fine accade di aver avuto una testa di cazzo di Arcore, per cinque anni a ricoprire la carica di presidente del consiglio.

R-esistiamo manca poco per la circoncisione ormai!

Rita Pani (APOLIDE)


4.03.2006

 

Il diritto di cronaca, il morboso bisogno di sguazzare.

Succede ogni volta, ormai è prassi. Il sangue di un bimbo innocente colma lacune insospettabili, rinvigorisce l’altrui parvenza di bontà, diventa fenomeno di patologia sociale da studiare, sminuzzare, triturare, fino a divenire un prodotto del quale non si possa fare a meno, trascendendo ogni logica di buon senso che solo nel rispetto dell’altrui dolore potrebbe scoprirsi.
L’evoluzione della tecnologia aiuta questo processo di decomposizione dell’umanità, con le telecamere e i mille telegiornali, con le televisioni a volte più violente di uno stupratore.
Già da ieri andava in onda il paradosso, quando il telegiornale Sky denunciava il fatto che i familiari del piccolo Tommaso Onofri avessero appreso la notizia dallo stesso telegiornale. Oggi ho quasi il dubbio che non fosse una denuncia ma il riconoscimento alla meritoria opera.
Siamo usi al peggio, veniamo da Cogne, dai plastici studiati con perizia da tuttologi, criminologi, sociologi, avvocati penalisti, attivisti a sostegno, associazioni spontanee di privati cittadini a sostegno o contro assassini o vittime.
Ho visto stasera lo speciale TG1, un antipasto di quello che sospetto sarà il primo piatto Porta a Porta, con il criminologo specializzato che osserva le interviste che il presunto assassino ha rilasciato, probabilmente a pagamento alle trasmissioni avvoltoio della TV, cercando risposte nell’aggrottarsi del sopraciglio assassino. Spiega il criminologo, il perché di quel movimento incontrollato, mentre si pronunciano parole come, bambino, genitore e colpa.
Poi ancora si scandaglia la vita di un padre, che forse ha oppure no alcune colpe, e mentre il bravo giornalista, del quale fortunatamente mi sfugge il nome, sottolinea il fatto che la morte del piccolo in alcun modo è legata a lui e alle sue presunte devianze, non si sa se i processi saranno uniti o differenti.
Come? Se un fatto non è legato all’altro perché mai si dovrebbe processare un padre con l’assassino del figlio?
Non è importante, l’importante è rimestare il torbido, in modo che tutto possa sembrare peggio di come è. Ma che ci potrebbe essere di peggio della morte di un bimbo di 18 mesi, abbandonato sotto terra, colpevole d’aver pianto?
Dobbiamo sapere tutto, proprio tutto, e se non abbiamo voglia di leggere, allora è bene che ci siano le figure. Così le foto rubate di un padre che ha pianto, di una madre che dopo un mese sembra una nonna. Violenza che si aggiunge alla violenza, persino in quelle parole, spero sfuggite, ad un altro cronista: “Purtroppo nella villetta di Casalbaroncolo hanno chiuso gli scuri.”
Perché purtroppo? Perché diversamente quel dolore avremmo potuto smettere di immaginarlo soltanto, e l’avremmo potuto toccare?
Poi, come sempre eccola che arriva, la protagonista, è lei, è la pena di morte, che in periodo pre-elettorale non è certo da gettare via; un’occasione da sfruttare al meglio, si va dalla richiesta del referendum per ripristinarla, alla negazione perché cristiani, o alla inciviltà del gesto però…
Manca solo una cosa in questa vicenda, l’unica che forse ora ci starebbe bene, il silenzioso e rispettoso cordoglio
Rita Pani (APOLIDE)

4.01.2006

 

LA PAURA

NUOVI SPETTRI S’AGGIRANO PER L’EUROPA

La paura è antica quanto il genere umano, è un istinto primitivo, preesistente ad ogni forma di intelligenza, razionalità e cultura. La paura nasce con la comparsa della vita animale e si lega intimamente all’istinto di auto-conservazione di ogni specie vivente. Essa discende anzitutto dalla paura più naturale e fisiologica che è la paura della morte.
In tal senso, la paura è una pena che si sconta e si vince vivendo.

Breve storia della paura

Sin dai suoi primordi l’umanità ha imparato a convivere con la paura, con lo sgomento scatenato dalla furia della natura e dalle sue più terrificanti manifestazioni: fulmini, tuoni, terremoti, eruzioni vulcaniche e altri cataclismi. Nel corso dei lunghi millenni dell’età preistorica l’uomo ha tentato di esorcizzare le sue paure, spiegando i fenomeni naturali come eventi soprannaturali, di origine mitica o divina. In tal modo è nata la religione che affonda le sue radici storiche e la sua ragion d’essere nelle paure più ancestrali e remote dell’umanità.
Anche oggi, in un’epoca dominata dall’ultra-razionalismo scientistico e da un delirio di onnipotenza tecnico-utilitaristica, la paura è un elemento costante della nostra esistenza di creature fragili e mortali. Essa assume innumerevoli manifestazioni, si insinua nei meandri più oscuri e reconditi dell’animo umano, come un virus subdolo e letale che provoca più danni di qualsiasi epidemia e di qualsiasi morbo infettivo.
E’ indubbio che la paura sia uno dei tratti più tipici e peculiari della natura animale che è insita nell’umanità, ma non può e non deve farsi un’ossessione. Eppure la nostra realtà è sempre più assillata dalle paure, a cominciare dalla paura di morire per giungere alla paura di vivere.
Non a caso il lugubre primato dei suicidi, soprattutto tra le giovani generazioni, spetta alle nazioni più opulente dell’occidente, Giappone in testa. Non a caso le società da sempre sono governate anche mediante il ricorso alle paure, e tuttora gli Stati più avanzati sotto il profilo tecnologico-produttivo si servono delle paure per esercitare un controllo sociale sempre più esteso e capillare. Non a caso il “Napoleone” nazionale ha vinto le elezioni politiche del 1994 e del 2001 giocando soprattutto la carta dell’idiosincrasia anticomunista, che rappresenta tuttora una delle paure collettive più intense ed ossessive della borghesia italiana, e non soltanto italiana. Lo spettro del comunismo, dopo il fallimento del “comunismo reale”, ossia dopo il fatidico 1989, dopo la caduta del muro di Berlino e il tracollo dell’Unione Sovietica, è agitato e strumentalizzato più che in passato per conquistare e conservare il potere!

Occidente e Oriente, Nord e Sud

Nell’Europa post-secolarizzata e post-illuminista s’aggirano nuovi démoni e nuove ossessioni, a cominciare dal terrore proveniente dal Medio Oriente, laddove imperversano gli estremismi islamico-religiosi e politico-nazionalisti. Sempre dai paesi arabi proviene una preoccupazione più concreta, che è tra le concause dell’odierna crisi economico-energetica, cioè lo spauracchio della crisi petrolifera. E dall’Est asiatico-europeo, precisamente dalla Russia, scorre lungo i metanodotti lo spavento provocato dalla penuria di rifornimenti di gas metano, da cui il nostro Paese dipende in maniera vitale.
Parimenti nel mondo islamico, dove dilagano le tendenze più integraliste e oltranziste (da sempre incoraggiate da chi, in occidente, ha interesse a creare e alimentare il terrorismo per finalità economico-affaristiche), in quei Paesi dove si è manifestato con fanatico furore contro la blasfemia delle vignette su Maometto, in quei luoghi che sembrano essersi arrestati al più buio Medioevo, si diffondono la paura e la diffidenza verso la “modernità”, verso la “libertà”, verso la “democrazia”, verso tutti quei valori secolarizzati della “civiltà occidentale”.
Oggi tali principi generano sgomento e avversione tra quelle genti che hanno sofferto l’aggressione colonialista e imperialista dell’occidente ed hanno conosciuto l’ipocrisia di un sistema di rapina e di espropriazione economico-materiale, in quanto tante guerre e violenze hanno contribuito a infangare i “valori occidentali”, sbandierati come cause nobili e di altissimo valore morale che in realtà servivano a dissimulare gli sporchi interessi affaristici collegati all’establishment militare-industriale dell’economia e del mercato capitalistico.
E dall’Estremo Oriente abbiamo importato una nuova paura, incarnata in un virus, l’Aviaria, meglio nota come “influenza dei polli”, che ha suscitato timori oltremodo infondati e irrazionali, prefigurando scenari apocalittici di stragi e pandemie paragonate alle peggiori pestilenze del passato. Invece, come è già successo in altre occasioni il panico si è rivelato più terribile e pericoloso della patologia “ornitologica”. Che polli!...
I veri “polli” siamo noi, miseri utenti e spettatori passivi della disinformazione di regime.
L’aviaria si è dimostrata una vera bufala! Già alcuni anni fa, nel 1998/99, numerosi polli perirono a causa di un contagio influenzale, ma i mass-media non ne parlarono affatto, e così tutti continuarono a mangiare il pollo senza alcun problema sanitario. Al contrario, oggi lo spavento provocato dall’aviaria ha messo in ginocchio un’intera economia, incrementando i già colossali profitti delle multinazionali farmaceutiche. Questa vicenda è l’ennesima conferma della straordinaria importanza dei mass-media, la cui influenza (questa sì) è notevolmente decisiva e determinante. Aveva ragione Goebbels, il ministro della propaganda hitleriana, quando asseriva: “Una bugia, benché enorme, se ripetuta continuamente, prima o poi viene accettata dal popolo come una verità incontestabile”. Berlusconi docet...
Negli anni ’80 il virus HIV seminò una gigantesca psicosi in tutto il mondo occidentale, ma fu presto scongiurato, mentre oggi rappresenta la principale malattia infettiva nel Sud del mondo, in modo particolare nel continente africano, un morbo ancor più letale e pernicioso della tubercolosi e della malaria che pure sono causa di spaventosi stermini di massa.
Infatti, mentre da noi in occidente il virus dell’AIDS è ormai vinto grazie ai risultati conseguiti nel campo della ricerca medico-farmacologica, nei paesi del Terzo e Quarto mondo esso uccide più di ogni altra malattia a causa degli esorbitanti prezzi imposti dalle multinazionali farmaceutiche, che risultano potenti e distruttive quanto le multinazionali petrolifere e quanto quelle legate all’industria bellica, ossia sono i veri padroni del pianeta!
Anche nei secoli scorsi il terrore suscitato dalle epidemie causava più danni dello stesso morbo.
Così, ad esempio, nell’Europa medievale la paura degli untori era più deleteria e nociva della peste che pure sterminava milioni di vite umane.

I padroni del mondo

Da sempre il mondo è soggiogato e dominato dalle paure e con le paure viene controllato e governato. Chi ha paura è suddito e la sudditanza psicologica e culturale è il frutto della paura, è la conseguenza di uno stato di soggezione, di dipendenza e di ricattabilità sia materiale, sia anche mentale e interiore.
Il potere, in ogni sua forma, si regge soprattutto sulla paura e sulla superstizione, ossia sull’ignoranza. Si pensi al dominio instaurato sulle menti degli uomini da parte di potenti organizzazioni malavitose quali mafia, camorra e ‘ndrangheta, le quali hanno costruito la propria supremazia territoriale e politica sul clima di omertà e di intimidazione generato con il terrore e con la violenza fisica. Parimenti i regimi teocratici, come pure quelli falsamente democratici dell’occidente, si reggono e sopravvivono grazie all’angoscia e alla sudditanza delle masse, e così avviene ovunque i popoli sono messi sotto assedio, sono ossessionati e spaventati da una minaccia più o meno oscura, da un nemico più o meno reale o immaginario.
L’esempio storico più efficace in tal senso è rappresentato dal potere temporale dei papi, che si instaurò duemila anni or sono e sussiste ancora oggi in altre forme. Esso incarna alla perfezione il potere politico-materiale di tutte le religioni e di tutte le ideologie totalitarie, anche di quelle laiche. Il fanatismo politico-religioso, da quello islamico a quello cattolico, si serve dell’ignoranza e dell’angoscia che attanagliano gli esseri umani, nella misura in cui ogni paura deriva dall’ignoranza e dalla superstizione, ossia dalle false credenze.
Neppure lo straordinario progresso compiuto dalla scienza moderna negli ultimi 3 secoli è riuscito a scardinare ed abbattere le superstizioni e i timori degli individui, che hanno origine nell’oscurità e nel mistero della psiche umana, che è estremamente fragile ed influenzabile.
La scienza, intesa e vissuta come conoscenza critica e come cultura emancipatrice, trasformatrice e rivoluzionaria dell’esistente, pur con tutti i suoi limiti oggettivi, può e deve contribuire ad estendere l’area della coscienza e della libertà, osteggiando l’oscurantismo, il fanatismo e la barbarie che opprimono i popoli, condannati in tal modo a un destino di arretratezza, di dipendenza e sudditanza materiale e morale rispetto allo strapotere di pochi, ovvero di quei gruppi economici, politici o religiosi, che mirano ad accrescere le paure, le menzogne e le false credenze, proprio al fine di riprodursi e perpetuarsi all’infinito.
Non a caso il potere dell’oppressore risiede sempre e soprattutto nella mente degli oppressi, cioè si alimenta e si rafforza attraverso le paure che gli oppressi nutrono verso i loro carnefici.

Il “Terrore rivoluzionario”

Non c’è dubbio che la paura sia un istinto naturale, vale a dire un comportamento insito nella natura animale, primordiale, degli uomini, come si è già detto in precedenza.
La paura è un impulso congenito che è assai utile e indispensabile alla sopravvivenza e all’auto-conservazione delle specie viventi. Senza questo istinto tutti gli esseri viventi, animali e uomini, non avrebbero alcuna possibilità di scampo di fronte agli innumerevoli pericoli e alle terribili insidie presenti nell’universo.
Ma proprio in quanto comportamento istintivo e primitivo, la paura è un elemento irrazionale che ha dunque bisogno di essere controllato e regolato dall’intelligenza razionale, per evitare che essa prevalga, divenendo la parte dominante e determinante delle azioni umane.
In particolare la paura può scatenare una forza estremamente pericolosa e devastante soprattutto quando si fa strumento di lotta politica, quando viene usata per influenzare e condizionare le scelte e gli orientamenti delle masse che, una volta prese dal panico, impazziscono, trasformandosi in una furia cieca e incontenibile. Infatti non esiste al mondo nulla di peggio, di più deleterio e impetuoso di una folla inferocita o terrorizzata, al pari di una mandria di bufali in fuga, impazziti e assaliti dalla paura suscitata dai loro predatori.
Il terrore provoca più disastri di un cataclisma naturale, è più devastante di un terremoto o di un’eruzione vulcanica, è più catastrofico del più furioso evento causato dalla natura.
Il “Terrore” per antonomasia nella storia dell’occidente, è rappresentato dalla violenza della rivoluzioni popolari, quindi esso è la madre di tutte le paure collettive che affliggono le classi sociali dominanti. La paura suscitata dalla minaccia di una “catastrofe sociale”, che rischia di sovvertire l’ “ordine costituito” e di mettere a repentaglio la sicurezza del proprio status di classi ricche, agiate e possidenti, è all’origine di tante angosce che tormentano la società contemporanea. Ecco dunque risorgere lo spettro della rivoluzione sociale, ecco rinascere lo spauracchio della rivolta di massa, in Francia come nel resto d’Europa.
Da quando l’umanità ha creato le prime forme di proprietà privata, accumulando il surplus economico originario, derivante dall’espropriazione violenta del prodotto del lavoro collettivo, la paura più forte, più costante e ricorrente nella storia millenaria della lotta di classe nelle diverse società umane (dallo schiavismo del mondo antico al feudalesimo medievale, al capitalismo moderno) è appunto quella di perdere ciò che si possiede, è il terrore di vedersi espropriare con la forza le ricchezze estorte (sempre ingiustamente) ai lavoratori, siano essi gli schiavi, i servi della gleba o i salariati. Non è un caso che più si è ricchi e più si ha paura e, probabilmente, si è infelici in quanto si è tormentati dall’insicurezza. Da qui è nata l’esigenza di un potere forte, violento, atto a garantire la sicurezza e l’ordine della società divisa in classi.
La “Rivoluzione” è il più grande spauracchio degli odierni stati occidentali, in particolare delle classi dominanti nelle società neocapitalistiche del Nord del pianeta, sempre più angosciato dall’ “assalto” crescente, pressante ed inevitabile, esercitato dalle masse dei migranti, sempre più impaurito dalla rabbia e dall’ansia di riscatto di quei popoli e di quelle classi socialmente più povere e più emarginate che vivono nelle aree sottosviluppate del Terzo e del Quarto mondo.

La paura verso la democrazia e la libertà

Una paura molto attuale, molto diffusa e presente nelle società occidentali, sembra essere proprio la paura verso la democrazia più autentica, che si estrinseca nelle libertà concrete degli individui, per cui può diventare fonte di conflittualità, di antagonismi e di vertenze sociali.
La democrazia, non subìta passivamente, ma vissuta attivamente, da protagonisti e non da sudditi o spettatori, il dissenso e la libertà del pensiero, la libertà intesa e praticata come partecipazione diretta ai processi politico-decisionali, tutto ciò infonde ed incute un’angoscia profonda nell’animo di chi governa e di chi detiene il potere e la ricchezza sociale. Da tali paure scaturiscono un fenomeno e un sentimento antidemocratico ed antisindacale, che tende a criminalizzare le idee di libertà e i loro portatori, fino a condurre alla demonizzazione e alla repressione di ogni dissenso democratico e di ogni vertenza sociale, che vengono recepiti e perseguitati come un pericolo e un’insidia per l’ordine costituito, che a sua volta si è storicamente determinato attraverso la violenza di precedenti rivolgimenti sociali.
Basti pensare, infatti, che gli stati moderni, le cosiddette “democrazie liberal-parlamentari”, le odierne società capitalistiche, hanno avuto origine da terribili rivoluzioni sociali compiute in gran parte dalle masse contadine e proletarie guidate dalle avanguardie rivoluzionarie della borghesia, che oggi teme di perdere il proprio potere e i propri privilegi di classe dominante.
Il ruolo storico, politico e culturale della borghesia, che un tempo era stato sovversivo, progressista e rivoluzionario, provocando l’abbattimento dei regimi aristocratico-feudali, con le loro sovrastrutture ideologiche oscurantiste e barbariche, si è progressivamente trasformato in senso conservatore e misoneista, divenendo un serio ostacolo alla piena realizzazione del progresso scientifico, culturale e sociale, della democrazia partecipativa e della liberazione effettiva degli individui da ogni forma di oppressione, di sfruttamento, di schiavitù e di paura.

Lucio Garofalo

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