2.28.2006

 

Come l'America

Non c’è il sole, come avevo sperato, ma l’aria non puzza e questo è già tanto.

Vuoi o non vuoi le notizie ti inseguono, anche quando vorresti mandarle via con la solerzia di chi, nervoso, scaccia una mosca; allora ci sono i carabinieri di Sassuolo, e c’è la gente del luogo, non tutta immagino, nemmeno la metà, spero, ma fosse stato anche soltanto uno, sarebbe stato già troppo.
Stiamo davvero così male, da confonderci al punto di non riconoscere dove finisce la civiltà è comincia l’abominio?
E che uso si fa, oggi della parola solidarietà? Una volta la si usava per donarla a chi stava peggio di noi, anche quando non stavamo benissimo, poi abbiamo lasciato di donarla all’operaio in sciopero, piuttosto che al bistrattato di turno ed abbiamo iniziato a regalare solidarietà a piene mane ai migranti, ai disperati di ogni razza e colore, per finire ad oggi. Esaurito il target eccoci pronti a trovare un nuovo oggetto col quale solidarizzare, il carabiniere picchiatore. Salta sul magrebino, spogliato dei vestiti, così come si usa ad Abugraib.
Avrei tanta voglia di gridare “VERGOGNA” ma mi sa che ho finito la voce.
E’ il modello americano quello che abbiamo sempre, fortissimamente voluto. L’esempio della libertà e della democrazia. Il fulcro di ogni cosa nuova. I militari pestano il negro per strada, come in America. Si va a bombardare un paese lontano per rubare il petrolio, insieme all’America. Ci si spara un giorno sì ed uno no, perché si può, come in America. Si comprano le armi per uccidere il ladro, il puzzone, l’amico o il nemico. L’importante è uccidere… Come in America.
Fanno festa in America, sono amici quei due, il tappo di Arcore e l’alcoolista texano, si vogliono bene, e sono alleati. Bush si diverte quando arriva il barzellettiere “de american flag is de flag of democraci”, ridono, sorridono, un brindisi e via, verso nuove ed emozionanti avventure, magari in Iran…
La parolaccia di chiusura, mettetela voi, a me non va più neanche quello.

Rita Pani (APOLIDE in Sardegna)


2.27.2006

 

Il mondo è testimone

Purtroppo non ho assistito al grande spettacolo della chiusura dei giochi olimpici; peccato. Ho perso il gaudio della bordata di fischi che hanno salutato l’arrivo in tribuna di Gesù di Arcore.
Come sempre ho cercato tra i giornali on line ed è stata una bella esperienza, perché la quantità dei fischi sta nelle orecchie di chi ascolta, e poco importa che l’evento sia stato trasmesso in diretta ed in mondovisione. Si va dalla bordata dell’Unità alla buona dose di Repubblica; sono soltanto “qualche” per altri giornali di proprietà del Mosè di Arcore, mentre miracolosamente, i fischi spariscono sulla testata del Tgcom e si trasformano in un servizio sulla giovane pornostar della scuderia Schicchi che mostra le sue grazie ed un cartello con su scritto “mi consenta”.
Come dicevo, però, stavolta non potranno censurare nulla, perché vi è tutto il mondo testimone.
A proposito di mondo, il vostro premier oggi è partito per l’America (in Sardegna si dice s’andar’e su troddiu) dove terrà uno spottone ad uso e consumo degli elettori d’oltre oceano, ed incontrerà il suo amico guerrafondaio. Fu interessante anche il suo ultimo viaggio in America, quando tentò di condizionare gli elettori, insinuando che il governo americano sarebbe stato preoccupato per una eventuale vittoria della sinistra; fu godibile vederlo saltare come una scimmietta ammaestrata mentre cercava di “smentirsi, correggersi o fraintendersi” accusando Zucconi di essere un becero comunista assoldato da Stalin in persona. Aspettiamo di sentire, prendiamo nota, come sempre.
Mai come quest’anno è importante andare in tour all’estero, infatti anche gli italiani emigrati da generazioni potranno esprimere la loro preferenza elettorale e per questo si è puntato su nomi di alta levatura da candidare per tutelare gli interessi, dei nostri compatrioti. Un esempio per tutti è Rita Pavone, candidata nella lista fascista di Tremaglia in America Latina.
Non vi pare una cosa seria? Fa nulla. Rassegnatevi, perché è così che gira.
D’altronde in un’epoca di bipolarismo, con candidati unici, ma a tridente, e con la regola del 4, 4, 2 o di protezione delle fasce, sono 174 i simboli elettorali presentati al Viminale. 100 sembrano essere di socialisti, vanno da quelli di craxi a quelli uniti ai democristiani che però non sono i democristiani della nuova democrazia cristiana, e non sono nemmeno i socialisti, del salmone, ma quelli del garofano, che si differenziano da quelli della rosa soltanto per spine e profumo. Se vi sembra troppo difficile comprendere, allora siete messi meglio di me, che credevo fosse solo l’ennesima cazzata.
A proposito di cazzate, non so se avete letto il programma della cdl in versione integrale. Se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di affettarvi. E’ un pezzo di inaspettata comicità, scritto bello grande, con ampia spaziatura, e dedicato all’elettore medio, ovvero un bambino di 11 anni e nemmeno tanto intelligente. Dotato di errori grammaticali e un numero considerevole di neologismi. Da segnalare la parte conclusiva, che odora di catastrofe: “Questo programma completa e qualifica quanto è stato realizzato nella passata legislatura, consolidandone i risultati e rendendo irreversibile la trasformazione e la modernizzazione del Paese”. Non lasciatevi spaventare da quel terrificante “irreversibile”.
Prepariamoci a vivere qualche giorno di tregua, inizia il Festival di San Remo e quindi i problemi dell’Italia verranno accantonati almeno per un po’; non mi riferisco agli scioperi non segnalati (oggi i mezzi pubblici, per esempio) alle varie crisi d’Italia, ai fascisti che imperversano liberi, manifestano a braccio teso nelle strade d’Italia, mettono molotov nei centri sociali, senza che nessuno ne dia notizia, ma al grande dilemma: “si terrà o no il dibattito tra Prodi e Napoleone?”
Io me ne torno per qualche giorno a casa, se farà bel tempo eviterò accuratamente di leggere i giornali, ma opterò per il nuovo libro di Umberto Eco “A passo di Gambero” seduta in riva al mare …

Rita Pani (APOLIDE)


2.26.2006

 

Aprile è il più crudele dei mesi...

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No! Non sono un cultore di Eliot, e neppure intendo alludere alle elezioni italiane...
(Non c'è cosa al mondo, io credo, meno importante delle sorti dell'italia, o del berlusca, specialmente in questo momento).

No: volevo porgere all'attenzione dei fedeli quattro lettori di questo blog alcuni curiosi ed arcani eventi che, stranamente, verranno a coincidere verso fine Marzo e che potrebbero preludere ad un pessimo Aprile...

Dunque, tre fatti:

1) La Federal Reserve USA non pubblicherà più i dati statistici M3, a partire dal 23 Marzo 2006.
http://www.federalreserve.gov/releases/h6/discm3.htm

2) L'Iran si appresta ad aprire una sua Borsa petrolifera denominata in Euro, il 20 Marzo 2006.
http://www.iranmania.com/News/ArticleView/Default.asp?NewsCode=28176&NewsKind=Business%20%26%20

3) Israele sarà pronto a colpire l'Iran, entro la fine di Marzo 2006.
http://www.timesonline.co.uk/article/0,,2089-1920074,00.html

Questi tre fatti, chiunque lo vede da sè, si incastrano perfettamente tra di loro nel profetizzare un gravissimo ed imminente caos internazionale, se non la terza guerra mondiale "tout court".

Per i meno avvertiti in questioni geo-politico-economiche, eccovi una mia sintesi di cosa significhino e comportino i tre fattori sopracitati.

Innanzitutto, i dati statistici M3 sono quelli relativi alla massa complessiva di Dollari stampati e diffusi nel mondo. Questa informazione è fondamentale per avere un'idea di quel che "realmente" vale il Dollaro, in quanto, come è notorio, più carta-moneta si stampa, meno essa vale. O almeno, così dovrebbe essere...
Infatti, nel caso del Dollaro, non è esattamente così: gli USA, dal 1970 in poi, hanno potuto stampare "cartaccia verde" in quantità, senza pagare un eccessivo scotto in termini di inflazione, in quanto hanno "costretto" il mondo a doversi rifornire di grandi quantità della suddetta "cartaccia".
Come hanno fatto ad istituire quella che può ben esser vista come una vera e propria "tassazione mondiale"?
E' semplice: imponendo (mercè accordi con i paesi arabi, ed in particolare con i Sauditi) il Dollaro quale moneta unica del commercio petrolifero.

Per darvi un'idea, oggi nel mondo si utilizzano 85 milioni di "barili" di petrolio al giorno che, a 60 dollari l'uno, sono pari ad oltre 5 miliardi di Dollari, ovvero circa 10.000 miliardi di Lire.
In un anno, sono oltre tre milioni e mezzo di miliardi di Lire.
In cifre: 3.650.000.000.000.000.
Una bella "tassa", sopra tutti noi.

E veniamo ora all'istituenda IOB (Iranian Oil Bourse).

Questa IOB è "L'arma (economica) di distruzione di massa" che terrorizza gli USA.
Nella IOB le transazioni saranno in Euro... ed ora voi, astuti lettori, avrete certamente già capito l'enorme posta in gioco!
Se la IOB partisse, e se sul suo esempio altri produttori di petrolio si svincolassero dal diktat del Dollaro, il summenzionato Dollaro varrebbe meno di quella carta che, usualmente, s'adopera in quel posto che tutti noi ben conosciamo...
Gli USA, grazie anche alla "illuminata" guida di Bush (che sia allievo del berlusca, come si dice che Hitler sia stato di Mussolini?), sono già sull'orlo del fallimento finanziario, con un debito pubblico di oltre ottomila miliardi di Dollari (16 milioni di miliardi di Lire, ovvero 16.000.000.000.000.000).

Se a ciò si aggiungesse anche la fine del "petrodollaro", grazie al "petroeuro", il tracollo USA starebbe al tracollo argentino come il Sole sta ad un fiammifero...

Tra l'altro, questo pericolo è già stato sventato nel recente passato: Saddam Hussein è questo che ha fatto! altro che WMD! Aveva deciso di convertire tutte le sue riserve valutarie in Euro, ed Euro voleva in pagamento del suo petrolio.
Come è andata a finire, lo sappiamo tutti.

Pertanto, L'Iran deve essere fermato.

Il modo più spiccio e meno "compromettente" di farlo è certamente quello di far intervenire lo "schiavetto" israeliano, ovviamente sulla base di una "presunta" pericolosità del progetto nucleare Iraniano.
Nell'immediato, ci sarà sicuramente una crisi economico-finanziaria mondiale, e gli USA di Bernanke (il nuovo presidente della FED), detto "l'elicotterista", vi farà fronte con la più massiccia stampa di carta-moneta che mai si sia vista al mondo; e da qui si capisce l'importanza di non divulgare più i famosi dati M3.

Curiosi di sapere perchè è detto "l'elicotterista"? semplice: perchè, tempo addietro, disse che, in caso di crisi negli USA, secondo lui non ci sarebbe stato nulla di male (anzi!) a lanciare pacchi di denaro direttamente dagli elicotteri, sulle zone "bisognose"...

Chiaramente, tutti noi europei, se pur non interverremo direttamente nel conflitto, staremo tutti sull'attenti, con la coda tra le gambe e la lingua penzoloni...
Purtoppo, però, a complicare le cose, vi sono gli interessi strategico-economici russi, indiani e, soprattutto, cinesi.
Gli interscambi economici dell'Iran con le tre potenze sopracitate sono venuti incrementandosi anno per anno, ed ora sono definibil come "strategici": non credo che i tre *potranno* rimanere impassibili difronte ad un intervento israeliano (o statunitense).

E' notizia di queste ore che sarebbe stato raggiunto un accordo, tra Iran e Russia, per l'arricchimento dell'uranio su suolo russo, rendendo così impossibile l'uso del medesimo per la bomba, invece che per scopi civili: se le mie (e non solo mie...) tesi sono giuste, dovremmo assistere ad un inasprimento delle posizioni USA, che insisteranno a "sospettare" che possano esistere *siti nascosti* dove invece, etc. etc.

Io, personalmente, mi sto comperando un po' d'oro... voi, fate come vi pare!

Nick

2.24.2006

 

L'Iraq rischia la guerra civile...

Se ora in Iraq si corre il rischio di una guerra civile, forse varrebbe la pena di chiedersi: “ma allora quella che c’è stata fino ad oggi era forse incivile?” Non avevamo portato la democrazia lasciando sul terreno un paio di migliaia di soldati americani, più un altro migliaio di eroi di altra nazionalità e metà della popolazione innocente?
Come di consuetudine, dopo le nuove centinaia di bombe, il governo americano annuncia la morte di un terrorista, quasi a voler equilibrare i piatti sulla bilancia. E’ prassi. Come l’apparizione o la sparizione di Bin Laden, che comunque c’entra a prescindere, ed è diventato ormai il miglior alleato di Bush, migliore anche del guerrafondaio di Arcore; Bin Laden offre decisamente una migliore copertura e soprattutto una perenne giustificazione al vergognoso scempio di uno stato e del suo popolo.
Vale la pena spendere due parole sulla questione irachena, messa a tacere per vergogna ed inopportunità dalla stragrande maggioranza della stampa italiana, forse troppo impegnata a rincorrere le dichiarazioni del candidato unico (auto-proclamato) del centro destra, dal Bagagliano alla sagra del Tartufo di Norcia, dalla fiera dell’aspirapolvere al circolo ricreativo degli anziani di Ansedonia.
L’Iraq è per l’Italia molte cose e nessuna di queste ha a che fare con la democrazia e con la libertà. L’Iraq non è stata quella fucina di eroi, e di piazze e strade da intitolare a loro, è molto peggio, è tutto quel peggio che non si può dire, per opportunità politica, per divieto, nella perfetta tradizione fascista, che all’epoca, per esempio, proibiva di riportare sui giornali la cronaca nera. Era inopportuno in un paese dove si doveva far credere che vigesse la legge e l’ordine.
L’Iraq per l’Italia è anche il signor Beretta, uno dei pochi industriali italiani a non aver conosciuto crisi settoriale, e uno dei pochi a tenere il segno positivo davanti ai numeri delle sue esportazioni, a tenere altro il nome del “made in Italy”. Così secondo un’inchiesta dell’Espresso si viene a sapere che "Nel febbraio del 2006, il Ministero dell'Interno cede alla fabbrica bresciana 44.926 pistole Beretta 92S: sono quelle delle prime serie prodotte tra il 1978 e il 1980, ritirate dal servizio per essere sostituite con armi piu' moderne. Nonostante siano definite 'fuori uso' si tratta di pistole semiautomatiche ancora molto apprezzate sul mercato", considerate da guerra. Secondo la ricostruzione del settimanale, "gran parte delle pistole era in buone condizioni ma venne svenduta dal Ministero a prezzo di rottame. Poi la fabbrica bresciana le ha rimesse a posto, rivendendole". Secondo i magistrati di Brescia, posizione poi confermata dal Tribunale del Riesame, "la stessa cessione delle armi da parte del Ministero dell'Interno appare illegale: non e' stata rispettata la legge che impone il parere del Ministero della Difesa sulla vendita di armi da guerra. Inoltre la Beretta dal 2002 non ha piu' la licenza per riparare armi". "Ora una norma inserita dal Governo nel decreto sulle Olimpiadi di Torino potrebbe cancellare l'inchiesta, salvando cosi' l'azienda guidata da Ugo Gussalli Beretta, amico personale del premier Berlusconi e della famiglia Bush".
C’è rischio di una guerra civile, in Iraq. Ma allora varrebe la pena di perdere due minuti del nostro tempo per sapere cos’è stato fino ad oggi, per Ali Shalal el Kaiss, in arte l’incappucciato di Abugraib, che chissa perché dice di non perdonare ai nostri connazionali di aver trafugato soldi e reperti archeologici. "Noi amiamo il popolo italiano, conosciamo la differenza tra la popolazione civile e chi compie questi gesti, ma questo non ci impedisce di denunciare cosa facevano gli italiani. Il messaggio che voglio dare al popolo italiano e’ che in Iraq la situazione non e’assolutamente migliorata, nulla e’ stato ricostruito".
Per la cronaca, il nostro paese meraviglioso e democratico, appartenente alla civiltà superiore occidentale ha negato il visto di’ingresso al signor Ali Shalal el Kaiss.
Speriamo davvero che non scoppi la guerra civile in Iraq, credo che sia già sufficiente quella incivile che gli abbiamo fatto anche noi.

Rita Pani (APOLIDE)


2.23.2006

 

IL BUROSAURO REX:


ASCESA E CADUTA DI UN TIRANNO

Il Burosauro Rex è una specie animale in via di estinzione.
Gli esemplari tuttora viventi sono rarissimi e sono stati scoperti in quel di Nusco e Sant’Angelo dei Lombardi, luoghi che in passato erano popolati da una foltissima colonia di questi rettili giganteschi e terrificanti, come risulta dai numerosi reperti fossili ritrovati in quelle zone primitive.
I rettili Burosauri hanno conosciuto la loro massima prosperità ed espansione durante l’epoca giurassica, risalente ad oltre 150 milioni di anni fa, quando popolavano e dominavano le terre, i cieli e le acque del mondo intero.
Per cause non ancora accertate si sono estinti quasi del tutto.
La parabola dei Burosauri costituisce uno dei casi più interessanti, misteriosi ed emblematici nella storia della selezione naturale.
Oggi i pochissimi esemplari sopravvissuti abitano nelle aride e desolate lande della burocrazia ministeriale, ma devono sostenere un’aspra e spietata competizione da parte dei Tecnocrati, una nuova specie di rettili che sono estremamente voraci ed agguerriti, la cui progenie si fa sempre più nutrita e potente.
La famiglia più viscida e feroce dei Burosauri appartiene al ceppo degli Irpini, un gruppo sempre più esiguo e ridotto, ormai isolato e destinato inevitabilmente ad una completa estinzione.

Lucio Garofalo

 

Insurgo ut Patria resurgat



Qualche giorno fa, il tribunale di Vienna ha condannato lo storico (forse da lui ha studiato la moratti) Irving a tre anni di carcere senza condizionale, per aver negato l’esistenza dell’Olocausto e di conseguenza aver affermato l’innocenza di Hitler.
In Italia le cose vanno diversamente, ovvero il segretario della fiamma tricolore, alleato di berlusconi nelle prossime elezioni, è libero di negare l’esistenza dei forni crematori, durante una trasmissione televisiva.
Pare che questa sia la democrazia, no? Essere liberi di dire. Non importa quali bestialità si dicano.
Insorgo ut Patria resurgat. Insorgo perché la patria risorga. Sono passati appena sessant’anni e tutto sembra dimenticato, anche se a me sembra che tutto debba ripartire esattamente da lì, dalle persone per bene sulle montagne.
Ma forse è meglio che cambi tono, o appena due minuti dopo aver messo in Rete questa mia, sentirei bussare alla porta, e non sarebbero “amici”.
Parliamo di cose serie, parliamo di come il vostro presidente del consiglio abbia annunciato la fine della stesura del programma della cdl in dieci punti, sul PALCO DEL BAGAGLINO, al cospetto di un pubblico colto, per la regia di Pier Francesco Pingitore.
Non pensiamo alla Resistenza, ad una guerra di liberazione, sarebbe troppo sconveniente; pensiamo a come il vostro premier dopo le pensioni a 800 euro ora decida di regalare treni, autobus, (dove i pensionati pagati dai comunisti vanno a denigrarlo) abbonamento RAI, e cinema agli “over 70”.
Chi mai avrebbe voglia di tornare in montagna senza tuta da sci dai colori sgargianti, e snowboard, per riaffermare il diritto a vivere in un paese civile che non dovrebbe consentire al padrone di mediaset, e presidente del consiglio di guadagnare 141 milioni di euro e di vedere raddoppiati i suoi dividendi in un solo anno, dopo aver passato una legislazione intera a modificare le leggi che diversamente l’avrebbero portato in galera?
Perché mai dovremo pensare ad un’insurrezione popolare avendo avuto i leghisti al governo? La bossi-fini , le magliette di calderoli, la discriminazione nei confronti degli omosessuali, la caccia all’immigrato, il lager di Lampedusa, le epurazioni, la censura…
Già, dove trovare un motivo per insorgere?

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Questo blog ha superato le 100.000 visite. Addosso me le sento tante, perchè io non sono nessuno tranne che me, non ho un nome noto, non ho nemmeno due belle tette.
Grazie a tutti quelli che mi leggono, che hanno la pazienza di farlo, e grazie a chi mi scrive.
Grazie anche a chi lo fa “di nascosto” in attesa di tempi migliori


Rita Pani (APOLIDE)


2.22.2006

 

Caro Romano (è la quarta volta che ti scrivo)

Caro Romano, ci risiamo.
Mi trovo costretta a scriverti un’altra volta, piena di dubbi e di domande, che sono certa non troveranno risposte. Penso però che esporle a te direttamente, e alla Rete, sia un mio preciso dovere.
Certe volte, ho il sospetto che non ti sia ben chiaro il significato intrinseco di quella marea umana che il 16 Ottobre 2005, partecipò alle elezioni primarie dell’Ulivo. Era tutta gente stanca delle promesse miracolistiche di un farabutto, furbo e scaltro. Era tutta gente come me, che vive a fatica un’esistenza che perde di significato, giorno dopo giorno. Era tutta gente pronta a sperare di poter tornare a vivere una vita dignitosa, fatta di quelle cose semplici che ci sono state tolte, come il lavoro, la scuola, il diritto ad un’assistenza sanitaria; anche molti anziani andarono a votare per le primarie, persino mia madre con la sua stampella e con la sua fatica.
So bene caro Romano, quanto possa essere difficile portare sulle spalle un fardello così pesante di responsabilità, quanto possa essere faticoso rappresentare qualcosa di così enorme per un intero popolo; quanto possa essere facile disilludere chi ripone tante aspettative su un’ unica persona, ma accettando di essere il candidato unico, tutto questo è inevitabile.
Personalmente ritenevo che la differenza sostanziale tra l’Unione e la Cdl, fosse la sostanza di un progetto politico teso al ripristino delle garanzie primarie per un popolo, quindi pensavo anche che con te potesse finalmente finire l’epoca del becero populismo, fatto di promesse non mantenute e propaganda miracolistica, pensavo soprattutto che fosse cessata per sempre la distribuzione di dentiere per vecchietti e “bonus” per bebè. Soprattutto pensavo che fosse finito il “ridicolismo apolitico”. Ahimè non è così.
Nella migliore delle tradizioni italiane, di libera concorrenza tra supermarket ecco che arriva la tua “promessa” di ieri, che io ho letto così: “Se berlusconi ti dava mille euro per un bebè, noi te ne daremo 2.500!” Accattatevillo! Certo, dopo c’era anche tutta la spiegazione di una politica di programma per la famiglia, e non basta il “bonus” estendibile fino alla maggiore età, ma ci si mette dentro anche la costruzione di asili nido: 3000 in tre anni. Tutto bene, tutto giusto, se non fosse per un paio di indigeste incongruenze, che fanno dubitare le persone come me, poco inclini a digerire bocconi amari. Caro Romano, non ti sei inventato nulla. La regalia che proponi, esisteva già; si chiamava “assegno familiare” e stava dentro alle buste paga che il lavoratore riceveva ogni 27 del mese. La politica dell’elemosina è offensiva per chi non vorrebbe altro che poter garantire un’esistenza dignitosa alla propria famiglia. Ripristinare le garanzie per il lavoratore, dopo aver fatto i modo di poter tornare a lavorare, sarebbe il miglior bonus che ogni cittadino italiano vorrebbe avere. Una politica sul controllo dei prezzi, la revisione reale del valore dell’euro, il taglio dei prezzi con una politica repressiva verso gli speculatori, siano essi palazzinari o fruttivendoli. Questo potrebbe essere un modo per risparmiare risorse che saranno assolutamente necessarie a questo paese impoverito, declassato, frantumato e devastato da cinque anni di governo barbaro.
Caro Romano, è solo per responsabilità che non andrò ad aumentare la percentuale degli astensionisti, e continuerò nonostante tutto a chiedere a chiunque di andare a votare e votare per te, ma è giusto che tu sappia che lo sento come un sacrificio, alimentato da un atavico senso del dovere.
Saluti,

Rita Pani (APOLIDE)


2.21.2006

 

Si salvi chi può! Stasera berlusconi su AlJazeera.

Sarà che piove, ma oggi è una di quelle giornate nelle quali mi è difficile riuscire a trovare le parole giuste, per dire le cose
che vorrei. Più che difficile: impossibile.
Bengasi continua a bruciare ma nella cdl è tornata la pace. Le dimissioni di calderoli seguite dalle sue dichiarazioni sono state un toccasana per la lega e per forza, povera, Italia; la lega continuerà a prendere i voti della razza padana, mentre i moderati centristi figli di Dio, daranno il loro voto al paladino della cristianità, il crociato di Arcore. Alla prossima legislatura calderoli sarà ancora ministro e le magliette diventeranno obbligatorie per legge.
Leggo che questa sera il logorroico di Arcore sarà ospite alla Tv Al Jazeera e mi torna in mente una barzelletta che da tempo gira su Internet:
“Un bimbo chiede al nonno di raccontargli ancora come scoppiò la terza guerra mondiale e il nonno risponde. Un giorno berlusconi prese la parola all’ONU e disse: La sapete quella sulla pompinara islamica?”
Speriamo bene. Speriamo non gli salti in mente di dire che lui è il figlio di Maometto, immagino che sarebbe difficile per il popolo arabo comprendere; non è un popolo con la mentalità aperta come il nostro, che resta impassibile dinnanzi a Napoleone.
Non è facile spiegare una campagna elettorale completamente priva di politica, non è semplice stare dietro a tutte le banalità prodotte da abili depistatori e rilanciate a gran voce da giornalisti ambigui e tristi. Capisco che ci siano i giornalisti schierati, quel 15% non comunista ed asservito al potere, ma il resto, quell’85% di giornalisti comunisti che fa? Perché continua ancora a “lavorare” anziché issare bandiera bianca e mettersi a scioperare ad oltranza?
Per tutta domenica abbiamo assistito alla cronaca dell’intervista di Mills, l’avvocato alle dipendenze di berlusconi, ringraziato con un regalo o prestito a lunga scadenza di 600.000 dollari; ieri la smentita. Nessuna coercizione da parte dei giudici milanesi, l’intervista pubblicata era palesemente falsata. I telegiornali avevano altro a cui pensare, il vilipendio ai morti di Nassirya e il pérone di Totti. I carabinieri uccisi dai comunisti in Iraq, e Totti che si risveglia chiedendo Nutella. L’offesa per i carabinieri di Nassirya e “il gran bel fallo che ha preso Totti da dietro”.
Piove, governo ladro. Il cielo è gonfio, saturo e buio. Fa freddo e sarebbe una giornata triste se non ci fossero i sondaggi. Il 40 % degli italiani vorrebbe espatriare, ma la casa delle libertà è in rimonta. Oddio è in rimonta “secondo valori ipotetici” spiega Mannheimer , (vale a dire la stima delle intenzioni di voto in un preciso momento), ma costituisce in larga misura la proiezione di un esito ipotetico (il pareggio o la vittoria di Berlusconi), nel caso si verifichino (o continuino a verificarsi) certe condizioni. Uno scenario improponibile sulla base dei dati dei sondaggi di qualche mese fa, divenuto oggi ancora improbabile, ma possibile. Tutto si gioca in relazione al comportamento futuro dei cosiddetti indecisi.
Insomma, a me pare chiarissimo, ma forse non è una sigaretta quella che ho tra le dita.
Rita Pani (APOLIDE)

2.20.2006

 

Che intervenga Amnesty!

Nel guardare alle cose italiane, bisogna partire sempre dal presupposto che “l’elettore è un alunno delle scuole elementari che non sta seduto al primo banco, oppure che l’elettore è un bambino di 11 anni, nemmeno tanto intelligente”. Tenute in giusta considerazione queste due dotte affermazioni del presidente del consiglio, tutto ciò che andremo a leggere sulla stampa, assumerà un senso logico.
Ci ho pensato mentre leggevo lo stralcio dell’articolo del Daily Telegraph che riportava la vicenda dell’avvocato Mills, l’uomo che ebbe in regalo dal Babbo Natale di Arcore la bellezza di 600.000 dollari.
La trama è quella, a suo dire, che possiamo ritrovare frequentemente nei telefilm polizieschi, Low and Order, o addirittura La squadra; il poliziotto buono e il poliziotto cattivo, che pressano il sospetto con domande tendenziose, per ore e ore, fino a quando il malcapitato spacciatore di crack o il borseggiatore di Forcella, crollano confessando il crimine.

Sì, secondo l’avvocato Mills è andata proprio così; non ha detto chi dei due magistrati Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, recitasse il ruolo di buono o cattivo. Il “poveretto”, dopo dieci lunghe ore di interrogatorio ha ceduto: “Scrivete quello che volete e io firmo”. Un interrogatorio evidentemente portato avanti secondo i canoni di Guantanamo, ma il paragone non regge, a Guantanamo non ti interrogano, al limite ti torturano a prescindere.
Fortuna che abbiamo più di 11 anni oppure ora staremo a chiederci perché mai Zorro o Superman non siano intervenuti a liberare l’ostaggio.
Fortuna che abbiamo più di 11 anni e non siamo cretini come vorrebbe berlusconi.
L’idea che un avvocato scafato possa cedere ad un pressante interrogatorio è ridicola quanto esilarante. Ma come tutto, dalla maglietta di calderoli, al fagiano febbricitante, anche questa ennesima bufala ha un senso. I telegiornali di ieri hanno provveduto a diffondere la notizia con enfasi, in modo tale che l’ennesimo coinvolgimento di berlusconi in un procedimento penale, venisse celato dalla malvagità di due magistrati, quasi certamente comunisti ed assetati di sangue.

Sono cinquecentomila le pagine dell’inchiesta, che comunque non porteranno mai il premier nel posto dove dovrebbe stare: in galera. Sì, perché tra le innumerevoli riforme della giustizia italiana ne esiste una scritta in piccolo, quasi fosse una di quelle clausole nascoste di un contratto capestro, ed è quella che ha ridotto a 70 anni l’età massima per il carcere. Nonostante le plastiche, i lifting, le protesi mammarie, il collagene, il botulino, la riduzione delle valige sotto gli occhi, e la smisurata crescita dei capelli, il vostro premier compirà 70 anni il prossimo settembre. Ergo … … … … …
E andiamo avanti…

Rita Pani (APOLIDE)


2.18.2006

 

Il ministro maiale

Conoscendo il rozzo figuro che ha governato il paese negli ultimi cinque anni, bisogna prendere le sue dichiarazioni con le molle. Le ultime sarebbero quelle con le quali chiede le dimissioni dell’abominevole calderoli. Il condizionale è d’obbligo quando a parlare è il losco figuro di Arcore, uso a smentirsi, fraintendersi, essere vittima della stampa all’85% comunista.
Chi ha il difetto di leggere il mio blog, saprà bene quante volte ho posto il problema di avere un becero razzista ignorante al dicastero “delle riforme”, quindi non si stupirà se per una volta non farò notare che questa opera meravigliosa è stata resa possibile dai dementi nostri compatrioti che hanno dato il voto a questa associazione a delinquere.
Ci sono voluti 11 morti per arrivare a chiedere le dimissioni di Calderoli, dimissioni che ovviamente non darà, per non compromettere la millantata felice coabitazione degli appartenenti alla cdl.
Non so nemmeno quante volte le dichiarazioni del ministro (m i n i s t r o) hanno fatto vergognare ogni cittadino italiano dotato di un minimo di materia cerebrale e dignità, sia quando parlava dei “culattoni”, degli abbronzati, dei terroni, dell’Islam, delle barbe e delle palandrane da cacciare a “calci nel culo”.
Tutto normale in un governo di uno Stato che non c’è più, mutilato e depredato da questa caricatura ridicola di ducetti e gerarchi.
Normale inveire contro le diversità dell’uomo, normale denigrare i migranti o coloro che credono in un altro Dio, e soprattutto normale farlo in nome di Dio e della Cristianità.
Sono molte le cose che non perdono (faccio parte orgogliosamente della sinistra vendicativa) a questo governo, non solo quelle che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto quelle che colpiscono il mio animo, come per esempio provare “simpatia” per Saddam Hussein, piuttosto che non provare nessun moto di repulsione leggendo che sul sito di Al Quaida sono apparse le foto del m i n i s t r o calderoli, chiamato “ministro maiale”.
Quando io, cittadina e persona, mi ritrovo a pensare di non poter dare torto ad Al Quaida, mi sento sconfitta e deturpata. Questa feccia ha leso la mia civiltà, voglio essere risarcita.
Mi auguro fortemente che nessun esponente della sinistra o partecipante all’Unione osi esprimere preoccupazione o solidarietà al “ministro maiale”. Sarebbe estremamente scorretto rispetto a noi per tutto ciò che abbiamo dovuto subire.

Rita Pani (APOLIDE)


2.17.2006

 

500 mila pagine per un corruttore

I fondi neri di Silvio

Sono centinaia di miliardi di lire. Creati con una serie di passaggi nell'acquisto di film per Mediaset. E finiti in società off shore del Cavaliere. Come si legge nelle 500 mila pagine dell'inchiesta
di Peter Gomez e Leo Sisti


Luglio 1994. Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio da maggio, si gode Palazzo Chigi, conquistato in poco più di quattro mesi, un record. Ha i suoi guai, è vero, i magistrati del pool milanese di Mani pulite stanno mettendo sotto tiro il fratello Paolo e alcuni uomini di spicco della Finivest. Ma lui se ne cura fino a un certo punto, tutto preso com'è, tra i nuovi impegni pubblici e i problemi personali che premono. Proprio in quel mese il Cavaliere insiste infatti nel voler creare un blind trust, ovvero, alla lettera, un fondo cieco, sulla falsariga dei trust americani, dove infilare il suo patrimonio: così, per distinguere in modo netto le sue proprietà e abbracciare il nuovo mestiere di politico. È quello, infatti, il momento della grande discussione sul conflitto d'interessi. Un inutile bla-bla. Perché, proprio in quei caldi giorni dell'estate di 11 anni fa, un fiduciario del neo presidente del Consiglio trasferisce conti intestati a due società, costituite nel 1990 nel lontano paradiso fiscale delle British Virgin Islands, dalla Svizzera alle Bahamas. Protagonista della manovra: Paolo Del Bue, azionista della banca ticinese Arner, che dal 1992 fino, appunto, al luglio 1994, ha prelevato 103 miliardi di lire in contanti, stipati in capaci valigie, da un istituto di credito di
Lugano dove erano parcheggiati presso misteriose entità caraibiche, la Century One e la Universal One.
Solo oggi sappiamo chi si nasconde al loro riparo, i figli della prima moglie di Berlusconi: Marina Berlusconi, oggi vicepresidente della Fininvest e presidente della Mondadori, si cela dietro la Century One, mentre il fratello Piersilvio, attuale vicepresidente di Mediaset,dietro la Universal One. Il rapporto tra i due figli di Silvio Berlusconi e le due società anonime emerge negli ultimi giorni di febbraio, dopo la chiusura dell'indagine della Procura di Milano che prelude a un nuovo possibile processo per Silvio Berlusconi, per il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, per illustri professionisti e anonimi comprimari. Quasi tutti accomunati dall'accusa di aver sottratto alle casse di Mediaset, quotata in Borsa dal 1996, qualcosa come 280-285 milioni di euro, 542-550 miliardi di vecchie lire (per Confalonieri c'è solo il falso in bilancio). Tutti fondi neri accumulati dai primi anni Novanta fino al 1999 con un meccanismo ben oliato.
Berlusconi ha bisogno di film per Canale 5, Rete 4 e Italia 1? Entrano in scena i suoi fedelissimi. Come Giorgio Vanoni, responsabile per della Fininvest. Come Carlo Bernasconi, ex responsabile della Silvio Berlusconi Communications, morto nel 2001. O come Daniele Lorenzano, distaccato a Los Angeles, la città del cinema. Ma sono anche altri a darsi da fare: quelli che vengono definiti di volta in volta soci occulti del Cavaliere. Ad esempio, Frank Agrama, produttore di origine egiziana, di base in California, dopo trascorsi romani. Oppure veri e prori prestanomi: ad esempio, solerti funzionari della famosa Arner Bank di Paolo Del Bue e un italiano che ha fatto fortuna a Montecarlo, Erminio Giraudi.
I diritti televisivi per le pellicole made in Hollywood della Paramount, della Century Fox o della Universal vengono acquistati dalla Principal Network Ltd, anch'essa con sede nelle British Virgin Islands, che non compare nei bilanci ufficiali della Fininvest. Poi, a cascata, sono rivenduti (vedere grafico a pag. 35) ad altre società, con sede nei Caraibi e a Malta. Un lungo tragitto che si conclude finalmente in Italia, a Mediaset. Solo che alla fine di questo percorso tortuoso i costi schizzano verso l'alto, gonfiati a dismisura passaggio dopo passaggio. Con una tecnica sopraffina. Ecco allora che un contratto iniziale, definito 'master,' della durata di cinque anni, viene frazionato in tanti subcontratti, quasi sempre del doppio rispetto al prezzo sborsato alle majors di Hollywood. Nei bilanci ufficiali Fininvest, invece, viene annotato il prezzo maggiorato da ogni passaggio. Che consente di creare, presso le società costituite nei paesi dove il fisco è più o meno inesistente, i fondi neri che oggi valgono al primo ministro Berlusconi l'accusa di appropriazione indebita, falso in bilancio e frode per tasse evase pari alla bellezza di 126 miliardi, sempre di vecchie lire.
C'è una gola profonda nel dossier che i pm di Milano Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale porteranno all'esame del gip perché valuti se c'è materia per condurre alla sbarra Silvio Berlusconi e i suoi. Si chiama David Mills, ed è un prestigioso avvocato di Londra. Fa parte dell'inner circle della City. È di casa a Downing Street, la residenza del primo ministro britannico. Sua moglie, Tessa Jowell, è ministro della Cultura di Tony Blair. Ed è lui, David Mills, l'uomo che ha messo a disposizione di Berlusconi tutto il suo expertise societario. Curando, come si legge nelle 21 pagine dell'atto di incriminazione nei suoi confronti, "la sottoscrizione di fittizi contratti di compravendita di diritti di trasmissione tra società occultamente (Principal Network, Century One, Universal One) ovvero ufficialmente (Principal Communications, Principal Network Communications) appartenenti al gruppo Fininvest".
L'avvocato Mills, che si esprime in un perfetto italiano, nella seconda metà degli anni Ottanta entra in contatto con la Fininvest dopo aver conosciuto Massimo Maria Berruti. È quell'ex ufficiale della Guardia di Finanza che dopo aver fatto le verifiche fiscali alle imprese edilizie di Berlusconi ha poi gettato la divisa alle ortiche passando alle sue dipendenze come legale. E che oggi siede sui banchi del Parlamento come deputato di Forza Italia e vanta una condanna definitiva a otto mesi per una vecchia storia dell'epoca di Mani Pulite. L'avvocato Mills entra subito in sintonia con Berruti, che cerca consulenze fiscali e, tramite lui, con altri manager della Fininvest, da Livio Gironi a Giancarlo Foscale (è un cugino del Cavaliere). Poi il legale inglese incontra anche Silvio Berlusconi. È lui stesso ad ammetterlo in un drammatico interrogatorio, a Milano, il 18 luglio 2004. Dieci ore di tormento e di esplosive confessioni. Era già stato sentito in precedenza parecchie volte, ma quasi sempre in patria, a Londra, consegnando agli investigatori dichiarazioni sempre molto soft. Ma quando l'anno scorso, nell'interrogatorio in Italia, gli
vengono sottoposte carte provenienti da varie parti del mondo, apre il libro dei suoi ricordi più intimi di attorney della Corona britannica al servizio degli italiani.
Dova ha visto Berlusconi? "In quella che credo fosse la sua casa di Milano, all'epoca. Una villa con bellissimo giardino e una biblioteca su due piani, in legno, con un mezzanino". Facile indovinare. È la palazzina milanese di via Rovani, allora sede della Fininvest. Ancora Mills: "In quell'occasione Gironi mi disse che bisognava fare un'operazione che riguardava il patrimonio privato della famiglia Berlusconi". In che modo? Destinandone una parte "ai figli del primo matrimonio... con una struttura legale a loro tutela". Una struttura che doveva rimanere "riservata". Per una semplice ragione: "L'idea era di costruire due veicoli societari che dovevano fare trading sui diritti (televisivi, ndr) e quindi ottenere dei profitti, a beneficio di Marina e Piersilvio Berlusconi". Senza che tutto questo risultasse.
La genesi di Century One e Universal One, battezzate anche loro nelle British Virgin Islands, è tutta qui. Per anni hanno alimentato il circuito dei film hollywoodiani ceduti ai canali Fininvest prima e Mediaset dopo. Incamerando tanti miliardi, in seguito dispersi nelle Bahamas.
L'avvocato Mills pensa anche a uno strumento segreto per le due off shore caraibiche, il trust, una specie di fondo fiduciario, su
indicazioni di Livio Gironi. Poi, a Londra, Mills consegna a Giorgio Vanoni ("Era la persona di fiducia della famiglia Berlusconi, l'unico a trattare direttamente i suoi affari") un foglio, con l'intestazione in inglese 'Proposed Holding Structure', ovvero la struttura societaria da lui suggerita. Due le raccomandazioni di Gironi a Mills. La prima: "Tenere quel documento in una banca, fuori dal territorio italiano". La seconda: "I figli di Berlusconi sarebbero stati i beneficiari, ma la gestione pratica della struttura sarebbe sempre stata soggetta al consenso di Silvio Berlusconi che viene denominato: 'X'".
Una conferma dei misteri che circondano la compravendita dei diritti televisivi viene da Franco Tatò, per sette mesi amministratore delegato della Fininvest, dal dicembre 1993 al luglio 1994: "Era un'area assolutamente chiusa e impenetrabile... Del resto Silvio Berlusconi, anche dopo l'ingresso in politica, e per tutto il 1994, continuava a seguire in modo molto stretto le attività dell'azienda. Ognuno dei vertici delle società operative aveva un rapporto diretto con Berlusconi, il quale in definitiva aveva l'ultima parola su tutte le questioni di una certa rilevanza... In sostanza il potere che gli derivava dal fatto di essere il proprietario era rimasto intatto".
Se Tatò dunque viene tagliato fuori, c'è chi invece sa tutto. Livio Gironi, tanto per citare uno che conta. E che, il 14 novembre scorso, è ritornato sul contenuto del piano di Mills: "Probabilmente nel 1990, all'interno della famiglia Berlusconi si pensò di cominciare ad assegnare una parte del patrimonio familiare ai primi due figli". Aggiungendo, con qualche dettaglio, che cosa è avvenuto in una occasione con quelle due trottole delle Virgin Islands. Avevano addirittura negoziato un accordo per rilevare azioni della Holding Italiana Prima, una delle decine di società con cui Berlusconi ha sempre controllato la Fininvest. Dunque all'ombra dei Caraibi, tra sole e mare, il Cavaliere voleva far comperare dalle due off shore da lui create, una delle decine di società che fanno comunque capo alla sua famiglia.
Secondo quel che riferisce il buon Gironi, il business, per motivi sconosciuti, non è però andato in porto: in ogni caso, la caparra
versata da Century One e Universal One in base al contratto preliminare è rimasta inglobata nella Holding Italiana Prima. Che cosa è andato storto? Gironi non ne fa cenno: una parte di giallo ancora da chiarire. Uno dei tanti che si celano dietro le ultime scoperte della Procura di Milano. Uno su tutti. Perché finora il capo del Governo non ha mai risposto alle tante domande che stanno adesso affiorando? Per il momento i suoi figli, Marina e Piersilvio, sono sospettati di aver riciclato proventi di dubbia origine (e per questo indagati di riciclaggio). Loro, di Century One e Universal One, sono 'beneficial owner', beneficiari
economici. Però manca, almeno finora, la prova che abbiano dato disposizioni sui conti ad essi attribuiti. Che, lo si è visto, erano affare personale del banchiere di Lugano Paolo Del Bue, fiduciario di Berlusconi.
Sempre nella serie dei misteri non risolti rientra un altro capitolo. Parola di uno che avrebbe dovuto sapere, Alfonso Cefaliello, attuale amministratore del Milan calcio, ma in passato (dal 1990 al 1995) coordinatore amministrativo delle società estere della Fininvest: "I contratti tra Century One e Universal One da un lato e le società del gruppo dall'altro, e così pure le fatture non venivano trasmesse alla contabilità, ma venivano trattenute dalla direzione commerciale, che poi ci comunicava i dati con schede di sintesi".
Di che stupirsi? Per anni le due cenerentole caraibiche sono state protette da un cordone sanitario tutto interno al gruppo. Tesi ufficiale: "Si tratta di due off shore di ex manager delle Majors che prima di uscire dalle loro società, erano riusciti ad acquistare un rilevante pacchetto di diritti a buon prezzo". Una balla clamorosa. Tanto da suscitare l'irritazione dei revisori della Arthur Andersen che, dopo aver richesto delucidazioni, si sono visti pervenire lettere da 'presunte' società di produzione di Hollywood con timbri falsi e firme incomprensibili.
Verso la fine degli anni Ottanta e successivamente verso la metà degli anni Novanta accadono due episodi spiacevoli. Ci sono ritardi nel pagamento dei film presi dagli Studios americani. La Fininvest è in crisi. Frank Agrama, nome d'arte di Mohamed Farouk Agrama, produttore e fornitore di film alla Fininvest, se ne lamenta con il Cavaliere e, a detta di Silvia Cavanna, collaboratrice di Carlo Bernasconi, se la prende con il grande boss in persona, Silvio Berlusconi: "Mi pignoreranno la casa negli Stati Uniti". Prendendosi una risata in faccia dal vecchio amico, che frequenta da tantissimo tempo, fin da quando a Roma produceva i cosiddetti 'b-movie', film trash, come 'Queen Kong', 'L'amico del padrino' o 'Sesso e pazzia'.
Di che preoccuparsi? I due stanno troppo bene insieme. Hanno interessi in comune. Secondo i pm Robledo e De Pasquale, "Agrama è il socio occulto di Berlusconi nelle società Harmony Gold, Wiltshire Trading, di Hong Kong, e nella Melchers NV, delle Antille Olandesi. Queste ultime due hanno ricevuto, dal 1988 al 1999, ben 170 milioni di dollari presso la Sanwa Bank di Los Angeles. Quel denaro rappresenta "la differenza tra quanto versato ad Agrama dal gruppo Fininvest e da Mediaset spa per l'acquisto di prodotti Paramount e quanto effettivamente corrisposto a Paramount". E anche se c'è qualche segnale di difficoltà nei rimborsi ufficiali dalla casa madre del Biscione, che importanza ha? Nelle retrovie, con tutto quel traffico di 'pizze' da un capo all'altro del mondo, via paradisi fiscali, c'è chi intasca belle somme.
A spostare il denaro con girandole vorticose sui diritti televisivi, sono in tanti. Impiegati di banca. Perfino commercianti. Ecco Danilo Pezzoni, ora deceduto, "fiduciario di Berlusconi", attivissimo con il suo conto della Redmont Trading, presso la Banca della Svizzera Italiana di Lugano. Peccato però che chi è autorizzato a operare a suon di milioni di dollari e di franchi svizzeri con quella fantomatica società siano dei vecchi amici di Paolo Del Bue: un paio di funzionari della sua Arner Bank. Ed ecco anche Erminio Giraudi, un grande amico di Mike Bongiorno che commercia in carni a Montecarlo e muove con destrezza oltre 23 milioni di dollari sulla Redmont Trading e su altre società paravento trattenendo il suo guadagno netto: più di 2 milioni di dollari.
Zigzagando tra le 500 mila pagine dell'inchiesta della Procura di Milano, c'è da perdere la testa a vedere quante dozzine di società si sono prestate ad aiutare Silvio Berlusconi. Perfino un esperto del ramo, Giovanni Pedde, responsabile della Paramount di Roma, alza le braccia quando viene interrogato come testimone nel giugno del 2004: mai sentito parlare di Irwing Trade, Eska Production, Elpico, Woodard Investment, Redmont Trading o Kiana Corporation? Per lui sono tutte delle perfette sconosciute. Perlomeno sul mercato dei diritti.
Diventa così un gioco da ragazzi ritoccare i cartellini dei film, da un passaggio all'altro, nella miriade di off shore. Già, ma chi guida la danza? Silvia Cavanna, per 15 anni dipendente del gruppo Fininvest, lo ha indicato, nero su bianco: "Quando Bernasconi tornava da Arcore, mi diceva: 'Silvio picchia duro sui prezzi', riferendosi all'aumento dei costi".
Una pacchia, che ha avuto una punta eccezionale tra il 1994 e il 1995, quando, dopo tante capriole nel mucchio selvaggio delle compiacenti società di comodo, i diritti sono stati gonfiati per oltre 300 miliardi di lire. Non c'è da meravigliarsi allora se, appena si è sparsa la voce, anni fa, dell'indagine giudiziaria su questa complessa faccenda, la reazione è stata immediata. I computer di Milano sono stati ripuliti. E casse di carte da Lugano sono partite per il Lussemburgo. Viaggio di sola andata.


RitaPani (APOLIDE)

2.16.2006

 

Psycho chicken

Emergenza aviaria: l’altro giorno, il ministro Storace ha ammonito a non toccare i volatili morti. Ok... Qualcuno conosce un supermercato dove posso trovare dei petti di pollo vivi? Secondo gli osservatori, questa faccenda sta creando notevoli problemi al settore, causando la perdita di posti di lavoro e incredibiliardi di inimmagilioni di euro in mancati introiti. Intanto, ieri il canarino si è sentito poco bene e mi ha vomitato sulla moquette del salone. Oggi ha brividi di freddo e un gran mal di testa. L’ho visto prepararsi un’aspirina e misurarsi la febbre. Sono davvero preoccupato: il termometro mi serviva per controllare la temperatura dell’appartamento. E se adesso arrivano gli ispettori di Scajola?
A proposito, forse non tutti sanno che la nuova direttiva emanata dal ministro Scajola prevede pesanti sanzioni per chi scoreggia all’aria aperta, disperdendo così importanti risorse energetiche. Se proprio non poteste trattenervi, una buona alternativa consiste nello scoreggiare in macchina, almeno avrete il vantaggio di poter circolare anche nei giorni di blocco. Occorre precisare che però i finestrini vanno tenuti chiusi.
Comunque sto cercando di distrarlo per fargli passare il tempo più serenamente. Al canarino, non al ministro. Così abbiamo cominciato a giocare a battaglia navale e, secondo le regole adottate nel mondo dei pennuti, si chiamano due caselle alla volta.
Ho cominciato a casaccio, chiamando H5 ed N1 e gli ho affondato un sommergibile e un cigno. Per tutta risposta, lui ha abbandonato la partita e ha nuovamente vomitato sulla moquette, ma in camera da letto questa volta. Non sa perdere.
Per passare il tempo, mi sono collegato su internet e ho scoperto che Marcello Dell’Utri, uno dei noti mafiosi di Forza Italia, ha un sito web. Purtroppo, non è consultabile: una nota avverte il visitatore che il “sito web è in aggiornamento. La nuova versione sarà disponibile da Gennaio 2006”. Dal momento che siamo in Febbraio, deve essere una sua forma mentis, mentire su tutto! Quindi, se ci tenete alla puntualità, magari è meglio non chiedergli l’ora.
Allora ho provato a rilassarmi davanti al televisore, ma c’era Berlusconi che, a reti unificate, millantava di essere in testa nei sondaggi. Proprio come millantava di avere in testa dei capelli.
Allora ho provato a rilassarmi dietro al televisore. Ma mi giungeva lo stesso la voce del giovane premier sempre più giovane. Così sempre più giovane da farmi immaginare che, in breve volgere di tempo, sua mamma Rosa, intervistata da Vespa nel suo nuovo programma “A porta unica”, ci racconterà come gli cambia il pannolino.
Forse era meglio il vino all’etanolo, il pesce al mercurio e la mucca pazza, ma non c’era una canzone...

 

Altri sindaci in galera. E andiamo avanti!

L’ennesimo bliz antimafia, ha portato in galera l’ennesimo sindaco di Italia forza, (hai letto bene). Stavolta è toccato a Giuseppe Di Vittorio, 60 anni, sindaco di Trabia (Palermo). Non fa nemmeno più notizia, infatti l’ho trovata in un angolino che fischiettava indifferenza.
In questi giorni di ringhiose invettive contro le discutibili candidature della peggior feccia italiana neonazista, a garanzia di un recupero di voti dei nostalgici delusi, si è parlato assai poco di ben altre discutibili candidature, per esempio quella di Massimo Mallegni, sindaco della cosca delle libertà, di Pietrasanta, in galera con 51 capi di imputazione, dimessosi dalla carica non per coscienza ed etica, ma solo per poter rientrare nei termini di legge che garantiscano la sua candidatura al Parlamento.
Fa discutere? Certamente no, noi siamo un popolo tollerante. Abbiamo tollerato previti e dell’utri, condannati rispettivamente a 12 e 9 anni di galera, abbiamo tollerato anche l’elezione di un personaggio in eleggibile, abbiamo tollerato le leggi cirami, pecorella 2, approvata in silenzio e a camere sciolte, tollereremo anche questo.
L’ Italia è un grande paese, culla della civiltà, un paese ricco d’arte e di storia, che ha visto nascere nei secoli movimenti culturali e che quindi può anche permettersi il lusso di partecipare all’esportazione globalizzata di scampoli di democrazia in Afghanistan e Iraq.
Quindi tollereremo di buon grado anche l’intervento degli osservatori dell’ OCSE durante la prossima tornata elettorale, sentendoci affratellati alla Lituania, alla Moldavia, al Congo, al Burkinafaso, all’Angola, allo stesso Iraq o allo stesso Afghanistan. E’ un paese fantastico il nostro, reso grande da cinque anni di invasione barbarica di berlusconi e bossi, calderoni e fini, cicchitto e bondi, dell’utri e previti, in attesa dei nuovi statisti d’elevata statura politica come saya, tilgher e fiore, e perché non anche mallegni e padre Fedele?
Torna spesso quella domanda nelle mail che ricevo, perché APOLIDE? Immagino che una risposta sia pleonastica.
Ammetto però che guardando al resto del mondo non mi sento meglio. L’Onu ha detto che il mattatoio di Guantanamo vada chiuso, sembra che si violino i diritti civili, che vi siano persone rinchiuse da anni senza motivo, sembra sia un lager neppure tanto moderno. Sembra che finalmente sia stato appurato quello che da anni diciamo e per i quali siamo più volte stati tacciati di filoterrorismo.
Qualcosa mi dice che la civile e democratica America non chiuderà Guantanamo e nemmeno tutti gli altri mattatoi dei quali sospettiamo l’esistenza ma non ne abbiamo certezza, e che continuerà a fare esattamente quello che meglio crede, nella totale indifferenza delle regole e delle risoluzioni, come ha sempre fatto. Tutto il mondo è tollerante, proprio come noi.

Rita Pani (APOLIDE)


 

CORPO SCIOLTO E CORPO-RATIVISMO

La stitichezza si accompagna spesso all’avarizia, all’introversione, alla malinconia, alla reticenza. Invece, la scioltezza di corpo si associa più facilmente alla generosità, all’estroversione, all’allegria, alla loquacità. Non a caso, molti anni fa il geniale Roberto Benigni scrisse e dedicò un surreale inno al corpo sciolto intitolato, appunto, “L’inno del corpo sciolto”.
Chi è sciolto di corpo è sciolto anche di mente e di spirito, ma è sciolto anche con il linguaggio. Chi evacua facilmente e frequentemente l’intestino è una persona ironica e spiritosa, che usa con facilità anche le parole ed è in grado di cogliere i concetti più sottili e più raffinati.
A proposito di corpo sciolto vorrei parlarvi del corpo-rativismo.
Qualcuno, facendo riferimento alla mia posizione nella vertenza insorta a scuola, mi ha rimproverato di condurre una “battaglia corporativa”. Ebbene, se per costui i diritti sindacali e le regole della democrazia collegiale e partecipativa sono diventate una questione di natura corporativa, è assai probabile che costui abbia un urgente bisogno d’un potente lassativo, non tanto per sciogliere e svuotare l’intestino, quanto per liberare la mente dai troppi pregiudizi e luoghi comuni che provocano la stitichezza e l’impaccio del suo pensiero.
E’ alquanto probabile che costui confonda il “corporativismo” con lo “spirito di corpo”, e con ciò intendo dire che il proprio spirito è stitico ed impacciato, ossia è incapace di “andare di corpo”, allo stesso modo in cui il suo corpo è stitico ed impacciato, nel senso che è incapace di spirito, cioè di essere spiritoso, sciolto, ironico ed arguto.
Invece, mi pare che il vero corporativismo corrisponda ad un atteggiamento sistematico volto a conservare e perpetuare i privilegi esclusivi della propria categoria economico-professionale.
Mi chiedo: è “corporativismo” anche l’ostinata lotta di chi vuole salvaguardare la propria salute fisica o tutelare l’integrità del proprio ambiente e del proprio territorio?
Secondo tale logica la dura vertenza condotta dagli abitanti della Val di Susa contro l’alta velocità sarebbe una “battaglia corporativa”? E altrettanto corporativi sarebbero gli scioperi e le lotte sostenute dagli operai per difendere e mantenere i propri posti di lavoro?

Certamente!
Mi sembrano tutte battaglie giuste e dignitose, direi sacrosante, necessarie e vitali.
Probabilmente si crede che il “corporativismo” degli insegnanti costituisca una tendenza piccolo-borghese, ossia classista ed opportunista, in quanto finalizzata alla preservazione dei privilegi economico-sociali di una sola categoria professionale, cioè il corpo docente.
Al contrario, il “corporativismo” degli operai avrebbe maggior dignità e maggior valore in quanto potrebbe trasformarsi (ma in virtù di quale meccanismo o processo?) nella lotta di classe. Pertanto, il corporativismo operaio equivarrebbe all’operaismo rivoluzionario, ossia alla lotta di classe contro il capitalismo borghese, realizzabile soltanto dalle masse operaie.
Di conseguenza, la lotta di classe sarebbe il risultato di un processo storico-sociale prodotto soltanto dalle tendenze economico-sindacali e politiche di origine operaia? Non mi pare!
Riassumendo in breve il pensiero stitico del “buon compagnuccio”, questo sarebbe il suo schema di ragionamento di natura operaista e non corporativista:

- corporativismo operaio = lotta di classe rivoluzionaria;

- corporativismo degli insegnanti = tendenza egoistica e classista in difesa dei propri privilegi economico-professionali = opportunismo piccolo-borghese.

Complimenti, quindi, al “bravo compagnuccio”, il quale dimostra di non possedere idee molto chiare e molto sciolte, ovvero ha poche idee ma confuse. Gli suggerirei di prendere un purgante per sciogliere il suo pensiero dai tanti impacci mentali che ne bloccano le capacità di analisi e di ragionamento. Ovviamente non alludo ai metodi purgativi fascisti e staliniani, in particolare alle soluzioni adottate da quel regime politico che, per 20 anni, ha distribuito “purghe” in tutta Italia, non certo per sciogliere o liberare le menti degli italiani. Anzi!
Concludo affermando che una coscienza di classe si forma anche attraverso battaglie che sorgono come “corporative”, laddove una mente inizialmente corporativistica riesce ad acquisire e ad esprimere una crescente capacità di critica della società nel suo insieme.
Il salto di qualità politico-intellettuale avviene nel momento in cui da uno stato di mera “autocoscienza individuale” ci si evolve verso un superiore livello di “autocoscienza universale”.
Mi accorgo d’essere diventato troppo complicato, per cui il “povero compagnuccio” potrebbe sentirsi ancora più ingolfato nel suo cervello oltremodo stitico ed impacciato.

Lucio Garofalo


2.15.2006

 

Per la purezza della razza

Provate a leggere questa intervista poi, se avete ancora un po’ di senso civico, stampatene più copie che potete e regalatela ai vostri vicini, a chi sapete non leggerà mai un giornale, a chi si informa solo con la propaganda televisiva. Fate così ogni volta che vi capita di leggere una notizia che sospettate non sarà letta in un telegiornale tra una televendita, un grande fratello, una fiction, un quiz per diventare milionari e avrete fatto metà del vostro dovere e metà del dovere di una sinistra ancora portatrice sana di coscienza civile.
Dopo aver letto questa bella intervista sarà facile comprendere dove stiamo veramente andando, o forse dovrei dire, tornando; se cambiate il termine comunista con ebreo e avete letto un po’ di storia prima che la stesura dei testi venisse affidata alla moratti, non sarà difficile risolvere l’arcano.
Sia chiaro, non mi spaventano né mi preoccupano i toni e le parole usate, semmai mi disgusta la totale assenza di una presa di posizione da parte della destra, che evidentemente condivide appieno la teoria neonazista.
Mi lascia perplessa anche i buonismo della sinistra, sempre pronta a sottolineare o correggere dichiarazioni insulse, impegnata a non rispondere alle provocazioni in un ottica falsamente civile che non porterà a nulla, se non ad una disastrosa catastrofe elettorale.
Sarebbe bello poter vivere in un mondo dove è possibile porgere l’altra guancia, ma non è questo né il tempo né il luogo.
“Bisogna chiudere le frontiere. Subito. E poi bisogna espellere tutti gli immigrati clandestini e quelli reclusi nelle carceri italiane. Gli immigrati sono un pericolo: per la purezza della nostra razza ». Pacs, coppie di fatto. «Non abbiamo niente contro i gay, contro i finocchi... Possono lavorare tranquillamente, ma senza essere visti. Devono rimanere il più possibile nascosti. La loro presenza, purtroppo, devia la nostra società”.
Purtroppo siamo tornati indietro di cinquant’anni, l’epoca in cui solo la TV aveva l’autorevolezza del vero, e la gente, per sottolineare la soddisfazione o la preoccupazione finiva i propri racconti con un patetico “l’ha detto la TV”, quindi sarà facile che dichiarazioni sulla razza da salvare o gli omosessuali da nascondere non esisteranno, perché la TV non lo dirà.
Ho il personale convincimento che la sinistra stia facendo il possibile per perdere queste elezioni, probabilmente ha compreso che i tempi non sono maturi, che l’italiano non ha davvero toccato il fondo e che quindi governare sarebbe un compito troppo arduo con scelte impopolari da compiere con autorevole fermezza. Sempre personalmente, come ho scritto più volte, sarà il giorno che smetterò di lottare e persino di votare (ma questo temo che non sarà tanto una scelta quanto un’imposizione) e semplicemente se non dovessi espatriare mi metterò in paziente e cinica attesa ad osservare il declino. Ho la sensazione che l’Italia è una storia che finirà male.

Rita Pani (APOLIDE)


2.14.2006

 

Buon San Valentino

Non bisogna pensare che tutto va male, perché poi va male davvero.
(dal vangelo del premier 11-21)

Varrà l’esatto contrario? Pensiamo bene che tutto andrà meglio? Lo spero, perché oggi è San Valentino, un gran giorno.
Che importa se qualcuno perde il lavoro e per la disperazione stermina la famiglia?
Che importa se a trent’anni si medita il suicidio perché non si ha certezza del domani?
Che importa se guadagni 450 euro al mese e non riesci nemmeno a pagare l’affitto?
Che importa se i pensionati devono andare a magiare nelle mense dei poveri?
Oggi è San Valentino, la festa degli innamorati e tutti dobbiamo essere messi in condizione di festeggiare al meglio, così anche il supermercato nell’immancabile depliant delle offerte della settimana, includeva lo sconto San Valentino: utilissimi orsetti con cuore d’ordinanza a soli 3 euro, e cioccolatini a volontà.
“Dille che l’ami, regalale un diamante. Un diamante è per sempre.” Costano tanto, ma è per sempre e allora uno sforzo si può anche fare. Certo non bisogna fermarsi a chiedere quanto sangue gronda dalla pietruzza che sfavilla al vostro dito, e nemmeno quanti popoli siano stati ridotti alla fame e soggiogati perché voi poteste mostrare il gioiello, perché bisogna pensare positivo.
Anche ieri, invero, era San Valentino, ma in tono minore perché dedicato agli amanti. Se per caso vostro marito o vostra moglie è stato/a impegnato in una cena di lavoro, dovreste iniziare a preoccuparvi. In ogni caso, dato che stiamo sotto elezioni, la ricorrenza in Italia è passata quasi sotto silenzio; sarebbe stato controproducente per un paese tutto dedito alla salvaguardia della famiglia in un ottica di cattolicesimo medievale, nel quale persino radio Maria trasmette spot gratuiti per un nuovo Miracolo italiano. Ora poi che l’unto di Arcore ha sviluppato anche le stigmate, non sarà difficile che accada. L’importante è che non mi si venga a dire che i manifesti elettorali hanno iniziato a lacrimare sangue, avrei difficoltà a crederci.

Rita Pani (APOLIDE)


2.13.2006

 

Eeeeetciiiii! Fece la gallina.

Ammetto d’essere malfidata, ma dovrete convenire che non è semplicissimo fidarsi in questo momento. La malattia delle galline, è uno di quegli argomenti che bisogna trattare con molta circospezione, e non perché si rischia di restarne contagiati, ma perché più che un virus, l’aviaria, sembra una bomba a tempo, pronta ad esplodere sempre quando è più conveniente per qualcuno.
Sarà stato un caso, ma le galline hanno iniziato a starnutire in Italia, proprio quando Prodi e l’Unione hanno presentato il programma, offuscando così la notizia, e relegandola ai margini di giornali e telegiornali. Ieri in un Telegiornale ho persino sentito dire che, i cigni malati, sono arrivati in Sicilia dall’Unione Sovietica. Sono malfidata, è vero, ma io un briciolo di perfidia propagandistica l’ho recepita; va bene il revisionismo storico, va bene persino il sacro vincolo dell’ignoranza, ma ho il legittimo sospetto che dietro la cancellazione della storia recente ci sia qualcosa di aberrante.
Morale della favola, da ieri l’unica notizia rilevante è il diktat del ministero per la sana e robusta costituzione: “Non toccate animali morti.” Non se l’è proprio sentita il ministro fascista di dire, al limite, di non toccare “uccelli” morti eh? Non è virile.
Bene, passiamo alle cose serie.
L’ISTAT rivela i dati sulla produzione industriale dell’ultimo mese: mai così male dal 2000 siamo a -1,8 titolano un paio di giornali, mentre altri scrivono: la produzione sale ancora arrivando a + 1,2. L’unica cosa sulla quale i giornali concordano è la fonte: ISTAT
Dove sta la verità? E chi se ne frega? Vale un po’ la logica dei sondaggi elettorali, ognuno se li fa da sé oppure tarocca quelli fatti da altri, costringendo la società di indagine SWG a smentire con forza i dati pubblicati sul “giornale” di proprietà di berlusconi, che dava la cdl in vantaggio al senato.
Non mi stancherò mai di dire che la politica è tutta un’altra cosa e che andrebbe trattata con rispetto, perché alla fine, rispettando la politica, si rispetta il cittadino.
Così, dopo aver assistito alle apparizioni di Napoleone, Churchill, e persino Gesù Cristo, non è difficile capire perché qualcuno usi l’arma batteriologica della gallina raffreddata, utile a levare i grandi imbarazzi di questa destra ridicola e ridicolizzata da se stessa e dal suo “massimo” esponente.
Meglio mostrare un paio di cadaveri di cigni, ai quali magari qualcuno ha tirato il collo, che la banale tristezza di un piccolo uomo finito ( e da finire ) che gira con una mano dentro la giacca ed uno scolapasta sulla testa; meglio mostrare i veterinari vestiti da astronauti che la realtà di un paese povero ed impoverito; ma è meglio far credere che s’è già vinto? Non so, magari potrebbe essere un’arma a doppio taglio, potrebbe essere un incentivo per spingere la gente ad andare a votare. Non si sa mai.
Rita Pani (APOLIDE)


2.11.2006

 

NAPOLONI

Per chi ha raggiunto i 40, come me, non sarà difficile ricordare il cartone animato di Fantaman; lottava contro il DOTTOR ZERO che voleva conquistare il mondo e grugniva rabbioso: “IL MONDO E’ MIO!”
Molto spesso in questi cinque anni ci ho ripensato, sempre in concomitanza con una qualche dichiarazione pubblica del presidente del consiglio.
Nulla a che vedere con la falsa satira che lo vedeva uomo mascarato o super eroe; l’analogia nasceva dalla pericolosa patologia che sapevo, prima o poi, l’avrebbe portato alle dichiarazioni, esilaranti e/o preoccupanti di ieri.
Sentire l’arrogante capo del governo paragonarsi a Napoleone non è stato decisamente un bello spettacolo, e se ha provocato ilarità in una parte del Paese non oso pensare sotto quale tavolo sia andato a nascondersi, per esempio, Gianfranco Fini.
Ricorderete tutti la faccia di quest’ultimo mentre si accompagnava a Napoleone al parlamento europeo, che diede del Kapò al tedesco Schulz.
Non sono stata la sola a pensare che prima o poi, se non ci fosse stata la legge Basaglia a tutelarlo, sarebbe stato possibile vederlo come nelle migliori vignette umoristiche della Settimana Enigmistica, portato via in ambulanza con una camicia dalle maniche lunghe, lunghe e legate dietro la schiena.
Quando Napoleone iniziò la sua partita a Risiko con l’alcolizzato texano, D’Alema disse che prima o poi, avremo visto berlusconi con uno scolapasta in testa; insomma, il giorno è arrivato, e se non avrà lo scolapasta almeno potrà mettere liberamente la mano dentro la giacca ed un cappello a tre punte.
Vuole un’altra legislatura, non ha detto che chiede di essere votato, non ha spiegato perché e per come, ha semplicemente detto, Dotto Zero, voglio… IL MONDO E’ MIO.
Avere qualche dubbio sul futuro democratico di questo Paese è lecito. Auspicare che Napoleone sia costretto all’esilio, anche.
E’ la storia che insegna, e a proposito di storia vi segnalo un articolo di Repubblica senza aggiungere nulla di più di quanto ci sia scritto. Sì preoccuparsi è lecito, lottare per la liberazione dell’Italia non è un eufemismo.

Non sono andata all’Eliseo. Troppa gente, sarebbe stato inutile e non abito proprio a due passi da via Nazionale. Troppa gente significa semplicemente voglia di riscossa, di rivincita.
Rita Pani (APOLIDE)

2.10.2006

 

Adotta un giudice a distanza!

Ho una mezza intenzione di andare, domani, alla presentazione del programma dell’Unione, per farmi un’idea di prima mano, senza riduzioni e condizionamenti della stampa, troppo presa ad elencare i vari risvolti giudiziari della politica – non politica – italiana.
Le argomentazioni salienti di oggi, infatti, non sono altro che ridondanze di cose banali, dette e ridette, magari solo certificate dall’autorevolezza degli organi giudiziari.
Il caso Mitrokhin, la balla spaziale confezionata dal servo Guzzanti per il suo padrone anticomunista di Arcore, è stata sgonfiata dai pubblici ministeri romani, Ionta e De Falco, che non hanno ravvisato nessuna ipotesi di reato ai danni di D’Alema e Prodi.
Le Coop, rinsavite e giustamente rabbiose hanno deciso di querelare il delatore di Arcore, in quanto ripetutamente calunniate a scopo propagandistico, dallo stesso losco figuro.
Fiorani da San Vittore, finalmente cinguetta i nomi – già noti – dei beneficiari delle cospicue mazzette: calderoli, ministro per le riforme del parlamento di Roma ladrona e Bracher, suo vice appartenente a forza italia, e facente funzioni di “ufficiale di collegamento” tra i due schieramenti apolitici; una sorta di piccola vedetta prussiana.
Nel frattempo la befana di Arcore continua a recare doni in tutti gli studi televisivi nei quali si presenta da piazzista, per vendere il suo prodotto: un futuro roseo di ricchezza e prosperità, per tutti.
Dopo aver sparato a zero persino sull’ultimo organismo dello stato, l’Autority, il cui presidente sarebbe stato manipolato dai comunisti, credo che per il presidente del consiglio della Repubblica Italiana, le istituzioni da demolire, siano proprio finite.
Il resto dei fatti è una summa di arrogante ignoranza, nefasta per la vita democratica di un paese, alla quale assistiamo con colpevole immobilismo.
Ogni giorno c’è una nuova barzelletta, raccontata con piglio deciso, che a sentirla non pare nemmeno una barzelletta, ma qualcosa di dannatamente serio.
Saremo irremovibili contro gli evasori fiscali”, per esempio. Quando la senti o la leggi, per un attimo potresti sentirti di esultare: “Oh! Finalmente!” ma poi, quando ti rendi conto che a dirlo è stato berlusconi, allora ti rilassi: “Ah! Ehehehe eh eh! Era una cazzata!” ricordandoti che a fronte di un evasione di una decina di milioni di euro, Mediaset (berlusconi) ha sborsato all’erario la ridicola somma di 1.800 (milleottocento) miserabili euro. Perché un condono è per sempre.
L’ingegnere, ministro della giustizia oggi ha spiegato il suo ruolo: “Non sono il protettore dei giudici, ma il controllore!”
Appurato questo sarebbe plausibile in un contesto di altri cinque anni di berlusconismo, la creazione di nuove associazioni “La protezione dei giudici” con campagne di sensibilizzazione del cittadino: “Domenica prossima recati nelle piazze d’Italia e adotta un giudice.” Potremo auspicare un’azione anche per incrementare l’adozione a distanza dei giudici, o la raccolta fondi per la creazione di strutture atte alla loro salvaguardia.
Sì, decisamente potrei decidere domani di andare al Teatro Eliseo, per vedere finalmente di decidere del mio futuro, resto in Italia e combatto o chiedo asilo ad un paese civile?

Rita Pani (APOLIDE)


 

Asino ki leggie

(Prima puntata)

Come tutti o quasi ormai sapranno, la riforma scolastica sta cambiando considerevolmente la vita di alunni, genitori e corpo docente. In questa fase transitoria, il ministro dell’Istruzione, Letizia Mortacci, intende fornire un valido supporto informativo per meglio interpretare, recepire e correttamente applicare i dettami della riforma. Pertanto, da oggi inizia una serie di appuntamenti che si prefiggono di chiarire, una volta per tutte, la portata di profonda innovazione introdotta nel sistema scolastico.
Al di là delle norme che regolano lo statuto dei vari indirizzi di studio, inizieremo ad analizzare i supporti didattici cartacei di istruzione di base, cioè i libri.
Il Testo Unico di Storia adottato sarà il Vitagliano – Interrante della Fam. Costanzo Editore. Dove “Fam.” sta per famoso, ovviamente. Si dice “testo unico” perché sarà adottato da ogni scuola di ordine e grado, università e stage post-universitari inclusi. Ricordiamo che la quasi totalità del testo è stata oggetto di numerose correzioni onde renderlo fruibile anche a un pubblico di fascia protetta.

Preistoria.
Ovvero, l’epoca dei grandi dinosauri, come il Tyrannosaurus Rex, grande come una palazzina a due piani con giardino e di altri anche più grandi erbivori dal collo lunghissimo e alti fino al quarto piano. Gli archeologi forniscono versioni controverse sulle cause che avrebbero determinato l’improvvisa estinzione di questi enormi rettili: mentre alcuni pensano che i dinosauri si siano estinti quando fu introdotta l’ici, altri sostengono che ciò avvenne quando si ruppero gli ascensori. Tal’altri si rifanno a una teoria più recente che ipotizza che i dinosauri scomparvero durante un fallimentare esperimento del mago Silvan. E qui ci starebbe anche bene un’immaginina!
Poi venne l’uomo. Inizialmente, dopo alcuni provini andati male (il regista gli preferì la scimmia ché l’uomo preistorico non ci aveva il fisico), egli dovette adattarsi a ricoprire ruoli marginali. Ecco perché si parla di “comparsa dell’uomo”. Questo periodo durò un bel po’. Nel frattempo, per svagarsi l’uomo andava a caccia che però, all’epoca, era un’attività assai pericolosa poiché, siccome l’America ancora non era stata scoperta, egli non poteva comprare dei sofisticati fucili con cannocchiale e mirino all’infrarosso.
Le cose, per lui, migliorarono un tantino con la scoperta dei Minerva. E qui comincia la Storia.

Storia.
La Storia si divide in grandi epoche, dette evi. Ricordiamo l’Antico Evo; il Medio Evo che è posto tra due periodi detti uno Anulare Evo, in cui fu edificato il Grande Raccordo intorno a Roma, e l’altro Indice Evo che sta alla fine del libro con tanti numeretti da giocare al lotto; e infine l’Evo Moderno.


Nell’Antico Evo, l’uomo realizzò dapprima che doveva lavorare duramente poiché gli immigrati clandestini ancora non erano stati inventati e quindi dovettero costruire tutto da sé stessi, che poi, alla fine, guarda... se le cose te le fai da solo, vengono meglio e costano meno! In questa fase, dunque, tre grandi civiltà si susseguirono:

  1. i Eggizzi, inventori di Sharm el Sheik;
  2. i Grechi, inventori di Ulisse (che è un amico nostro che adesso è tanto che non lo vediamo perché gli dobbiamo bei soldi, ma però salutiamo, eh?!) e inventori anche dello yogurt e delle olive che sono buonissime;
  3. i Romani, inventori di Cesare Ragazzi e che com’è, come non è, vuoi o non vuoi, alla fine tra un ‘cci tua e un vammorìammazzato conquistarono mezzo mondo;

Poi vennero i barbari, che infatti ci fa un bellissimo programma televisivo la Daria Bignardi che salutiamo e ricordiamo che fa anche dei libricini con i riassunti di tutte le materie scolastiche.
Con i barbari si entra nel Medio Evo.
Finito il Medio Evo, comincia l’Evo Moderno. Questo è il periodo che va da là alla prima guerra mondiale, ma neanche tutta. Comunque alla fine gli italiani vincono: campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!Poi per fortuna c’è l’avvento della De Filippi e qui comincia la Storia Contemporanea che però conoscete tutti e quindi che ve la stiamo a raccontare a fare? Per coloro che si sarebbero persi delle puntate, birichini, sappino che si potessero collegare in ciat dove ci possiamo riassuntare i fatti salienti e discendenti della nostra presenza a Buona domenica, ma a seconda di come buttasse la serata in discoteca.

dirtyboots


2.09.2006

 

Olimpiadi invernali


Domani prenderanno ufficialmente il via, con la cerimonia di apertura, i giochi olimpici invernali di Torino. Accanto alle più note specialità dello sci alpino, come lo slalom o la discesa libera, e al recente snowboard, ce ne saranno molte altre sconosciute ai più. Vi offriamo qui un breve compendio per averne una conoscenza minima che però vi permetterà di poter sparare cazzate con cognizione di causa e distaccata superiorità durante le pause caffè in ufficio e, perché no, magari appassionarvi a nuove affascinanti discipline.

Sci di fondo. Gara massacrante di resistenza in cui si dà la caccia ai fascisti in mezzo ai boschi.

Biathlon. Come lo sci di fondo, ma più divertente perché si può sparare con un fucile. Per ogni fascista mancato, viene computato un minuto di penalità sul tempo finale.

Bob. Competizione in cui atleti fuori di testa si gettano a capofitto in un budello di ghiaccio utilizzando come mezzo di trasporto un americano di nome Roberto.

Combinata nordica. Gara truccata tra scandinavi. Vince l’atleta che per primo viene trovato positivo ai controlli antidoping.

Curling. Deve il nome a una spezia in tutto simile al curry. Analogo alle bocce come principi, ma giocato con pesanti teiere in granito che vengono fatte scivolare su un campo ghiacciato. Durante lo scivolamento, i compagni di squadra del lanciatore spazzano vigorosamente con una scopa la superficie di gioco finché la teiera non si arresta. Vince chi fa il tè freddo al curling più buono e pulisce meglio la pista. Assolutamente vietati aspirapolvere e mocio.

Freestyle. Ovvero, stile libero. Gara in cui, una volta indossati gli sci, ognuno fa un po’ come cazzo gli pare.

Hockey su ghiaccio. Alcuni nerboruti energumeni se le danno di santa ragione adoperando dei bastoni dalla punta ricurva che, usati a guisa di uncino, consentono di agganciare l‘avversario prima di corcarlo (to corckate) a dovere.

Pattinaggio di figura. Competizione altamente spettacolare in cui i partecipanti eseguono esercizi danzando, saltando e compiendo evoluzioni e virtuosismi di equilibrio al ritmo di una suggestiva base musicale. Qualora un atleta cada, può continuare l’esercizio. In questo caso però, da quel momento viene detto “pattinaggio di figura di merda”.

Salto. Alcuni pazzi col pallino dell'autolesionismo scendono a oltre 100 chilometri orari da un trampolino situato a un’altezza vertiginosa e cercano di arrivare il più lontano possibile. Vince chi si rompe meno ossa e/o denti.

Skeleton. Dall'inglese scheletro. Competizione in cui si scende sulla stessa pista del Bob (vedi) sdraiati su uno slittino a pancia in giù e faccia rivolta al senso di marcia. Si chiama così poiché molti praticanti arrivano al traguardo visibilmente denutriti solo a primavera inoltrata, durante il disgelo. Tra i massimi interpreti della specialità, recentemente ritiratosi, ricordiamo l'altoatesino Oetzi, altrimenti noto come la Mummia del Similaun.

Short track. Letteralmente, tuta corta: pista di pattinaggio per Berlusconi in tuta attillata. Visione consigliata solo a fisici temprati e stomaci veramente forti.

dirtyboots

 

J’ACCUSE!


Il “grande manager” della mia scuola mi ha convocato nel suo ufficio e mi ha invitato a “difendermi”… Ma rispetto a quale capo di imputazione? Forse dall’accusa di “non aver ottemperato ad un ordine di servizio” che io ritengo un atto verticistico ed illegittimo in quanto è il risultato finale di un percorso burocratico che ha decretato l’introduzione di un orologio marcatempo come strumento elettronico di rilevazione delle presenze nell’Istituto.

Voglio far presente che, se anche solo per assurdo (ripeto: per assurdo!) il dirigente avesse seguito alla lettera e in maniera corretta le procedure necessarie dal punto di vista normativo, tale precisione formale sarebbe annichilita ed offuscata dai risultati concreti che sono disastrosi, viste le reazioni negative suscitate tra i docenti.

Insomma, io avrei “disobbedito” all’imposizione di un rito che è totalmente inutile dato che, in base a norme già esistenti, per la rilevazione delle presenze dei docenti “fa fede la firma sul registro delle presenze”, ma soprattutto è un sistema ipocrita in quanto l’insegnante deve certificare la sua presenza esclusivamente in classe, non nell’istituto.

E’ dunque questo il capo d’accusa rispetto al quale io sarei chiamato a “discolparmi”?

Ebbene, io mi discolpo rovesciando mille accuse su chi mi invita a difendermi.

J’ACCUSE! Io accuso! Ecco la mia replica più immediata e sentita, un grido d’accusa che rievoca il celebre titolo di un articolo di Emile Zola sullo storico “affare Dreyfus”, articolo pubblicato dal quotidiano francese “L’Aurora” in data 13 Gennaio 1898.

Naturalmente occorre riconoscere la notevole distanza (non solo temporale) tra le due vicende, oltre che tra il sottoscritto e l’impareggiabile talento dello scrittore francese.

Tuttavia, vista l’ubriacatura di potere dimostrata dall’altra parte, io mi diverto a millantare, da megalomane burlone quale sono, una certa qualità letteraria. Inoltre penso che l’arma più efficace da usare contro le angherie del potere, qualunque esso sia, è proprio l’ironia.

Pertanto, io accuso il dirigente dell’Istituto Comprensivo di Sant’Angelo dei Lombardi:

1) di aver diffuso discordie tra i lavoratori della scuola, alimentando un clima di sospetto e diffidenza e avvelenando l’ambiente lavorativo. Ciò inficia il normale svolgimento delle attività didattico-educative;

2) di aver abusato della sua autorità (che non è di origine divina, né è illimitata o assoluta) per imporre un “arredo” inutile e costoso, sperperando quindi denaro pubblico che poteva essere impiegato in modo più proficuo per migliorare l’offerta culturale e formativa della scuola;

3) di aver viziato anche dal punto di vista formale l’iter normativo e procedurale condotto attraverso due passaggi, l’uno concernente la delibera del Consiglio di Istituto, l’altro in sede di concertazione con le RSU, laddove si evince un semplice atto di informazione unilaterale, priva di qualsiasi momento di scambio dialettico e di trattativa che avrebbe dovuto comportare la definizione di un regolamento applicativo circa l’uso dell’orologio;

4) di aver mortificato i diritti e le istanze di confronto democratico provenienti dalla base dei lavoratori, a cominciare dall’organo collegiale per antonomasia, il Collegio dei docenti, la cui sovranità è riconosciuta dallo spirito più autentico della legge sull’autonomia scolastica, che invece è concepita e praticata secondo una logica dirigista e pseudo-efficientistica. Affermo ciò considerando che un passaggio di consultazione ufficiale all’interno del Collegio dei docenti su una materia che pure attiene all’organizzazione dell’orario di lavoro, pur non essendo obbligatorio sotto il profilo normativo (cosa che è pure discutibile), era ed è moralmente corretto in quanto avrebbe probabilmente consentito di metabolizzare la novità, evitando equivoci e polemiche astiose, ma soprattutto rimuovendo quella parvenza di unilateralità e di illegittimità che ha indotto non pochi docenti a “disobbedire”;

5) di aver respinto ogni iniziativa di dialogo e di mediazione riconciliatrice, persino con i rappresentanti provinciali delle maggiori organizzazioni sindacali della scuola, ostacolando in tal modo la ricerca di una soluzione utile e dignitosa per tutti;

6) di essere venuto meno ad uno dei compiti più delicati che sono una prerogativa primaria di un capo d’istituto, ossia il dovere di gestire le controversie con intelligenza e buon senso, e non mi riferisco solamente alla questione dell’orologio marcatempo.

Lucio Garofalo


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