10.03.2006

 

La tessera sanitaria

Qualche anno fa il ministero della sanità inviò ai cittadino una lettera con una “tessera provvisoria” per la donazione degli organi. Diligentemente la compilai, la firmai e la misi nel mio portafogli, aspettando la “tessera definitiva” che immaginavo plastificata e resistente. Non arrivò mai, in tutti questi anni ho cambiato un paio di portafogli, anche per adeguarmi alla ferraglia dell’Euro, e il cartoncino ormai liso sta sempre là mentre non posso dire lo stesso dei miei organi.
Il ministero della sanità sparì e venne tramutato in un più virile e fascista ministero della salute che omaggiò i cittadini di una tessera plastificata. La tessera sanitaria. L’idea era quella di farle contenere tutte le informazioni mediche del possessore, ma ha finito per essere una semplice ripetizione del codice fiscale, tant’è che sulla lettera d’accompagnamento era scritto a chiare lettere che “vale anche come codice fiscale”.
In questi giorni, dopo la vicenda Welby si torna a parlare ( a sproposito) di eutanasia confondendola spesso col testamento biologico. Una cosa è decidere di farsi assistere nella morte, un’altra è dichiarare di non voler essere rianimato; una cosa è decidere di “staccare la spina” un’altra è quella di non “farsela mai attaccare”.
Personalmente sono favorevole a tutte e due le soluzioni, ma dal momento che ancora non mi trovo con un tubo ficcato in gola per forza, vorrei avere il diritto di scegliere nel caso si presentasse il problema, di poter morire dignitosamente, senza condannare i miei familiari all’agonia passiva, terrificante e dolorosa forse più di quella di chi non ha più nemmeno coscienza di sé.
Mi piacerebbe che quel codice fiscale azzurro, con la fascia magnetica sul retro dicesse di me più di quanto non potrebbe dire mio padre, e che bastasse strisciarla in un attrezzo simile a quelli dei negozi per sapere che non voglio essere costretta a vegetare, che ho problemi al fegato e alle ossa, che voglio donare le mie cornee, il cuore o i reni, o semplicemente quello che ancora è riciclabile di me.
Ma siamo in Italia e non si può, ci si deve accontentare di presentare un ulteriore codice fiscale al medico, in ospedale o alla farmacia, perché è pressante la presenza di un substrato clericale che rasenta il limite della molestia nel suo essere incoerente.
Sembra che non si possa decidere di morire perché solo a Dio spetta l’onere di prendersi una vita, ma i cattolici, al contempo dovrebbero sapere che sempre soltanto a Dio spetta dare la vita. E allora mi chiedo: “Quel medico che infila tubi in gola o che aziona i macchinari che simulano la respirazione, che scaricandoti addosso una centrale dell’Enel quando sei già morto, ti riporta in uno stato di vita apparente, è forse Dio?”

Rita Pani (APOLIDE)


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