12.05.2003

 

RAZZISMO FISCALE

Mentre distratti e abbagliati ci baloccavamo con le dichiarazioni in favore del diritto di voto per i migranti da parte del fascista Fini, la maggioranza di governo si scatenava nella finanziaria con due perle di sicuro razzismo.
Poiché i lavoratori stranieri contribuiscono fiscalmente come i loro colleghi italiani si presupporrebbe che abbiano uguali diritti fiscali .
MA NON E’ COSI’!!!!
Il governo, come da pubblicità televisiva, con la finanziaria ha lanciato la “ Gran Lotteria del secondo figlio” : colei che darà alla luce, a partire da dicembre 2003 il secondo pargolo vincerà mille euro.
I migranti contribuiscono a costruire il montepremi della lotteria, ma poi i premi sono riservati alle donne con cittadinanza italiana.
Sempre nel “Decretone” che costituisce la legge finanziaria si interviene sulle detrazioni fiscali. Finora i lavoratori stranieri hanno beneficiato delle detrazioni fiscali per i famigliari a carico, pur residenti nel paese di origine, semplicemente compilando il normale modulo annuale di autodichiarazione.
Ora, grazie alle fervide menti del governo, dovranno presentare al datore di lavoro una certificazione di famiglia regolarmente tradotta dall’ambasciata italiana del paese di origine.
Non è bello vedere come si rendano pratici e semplici i diritti fiscali, basta un saltino nel paese d’origine, andare in municipio e quindi recarsi con la certificazione nella capitale e presentarsi nelle nostre accoglienti ambasciate per la traduzione.
Ovvia conseguenza se il lavoratore non adempie entro il 31 dicembre del 2003, anno secondo del regime, il padrone potrà recuperare nel conguaglio di fine anno le detrazioni riconosciute ai sensi della vecchia procedura dal primo gennaio di quest’anno. Si prevedono quindi tredicesime leggere, leggerissime .
Già a suo tempo il centrosinistra, con raro acume e buon gusto, aveva limitato il diritto per l’assegno al terzo figlio agli immigrati con carta di soggiorno, ora però si stanno costruendo canali diversi per usufruire dei diritti fiscali, uno per i lavoratori nazionali, un altro, più arduo e con meno prestazioni, per i migranti.
Andiamo verso un apartheid fiscale?
Andrea Rizzi

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